MilanoFinanza, 14 aprile 2016
Anche il contrabbando di sigarette finanzia il terrorismo
Contrabbando di sigarette, traffico di stupefacenti e tratta degli esseri umani. Sono queste le principali fonti di finanziamento delle organizzazioni criminali nazionali e internazionali, traffici che ora sovvenzionano anche il terrorismo. È quanto emerso nel corso della conferenza «Le rotte dei traffici illeciti in Europa e nel Mediterraneo.
Criminalità organizzate transnazionali, terrorismo e fonti di finanziamento», promossa dall’Associazione Priorità Cultura, dall’Istituto Affari Internazionali e con il contributo della British American Tobacco Italia. Ogni anno la criminalità organizzata transnazionale genera profitti per una cifra stimata intorno agli 870 miliardi di dollari, che corrispondono a circa l’1,5% del pil mondiale e i traffici illeciti rappresentano una delle fonti di reddito delle organizzazioni criminali. In questo scenario, in Italia, secondo la Guardia di Finanza, il contrabbando di sigarette gioca un ruolo fondamentale. Lo scorso anno, in oltre otto mila interventi realizzati contro le frodi doganali sono state sequestrate più di 274 tonnellate di tabacchi lavorati esteri e 549 mezzi navali e terrestri usati per il trasporto e l’occultamento della merce. Secondo uno studio realizzato da Swg il 35% degli italiani è convinto che sia proprio il contrabbando di sigarette a giocare un ruolo di primo piano nel sovvenzionare il terrorismo internazionale. Un dato allarmante che, una vota elaborato combinando i tweet a favore dell’Isis con indicatori relativi ai volumi di contrabbando, al numero stimato di foreign fighters e agli attentati effettivamente messi in atto, sembra evidenziare come non solo esistano delle correlazioni tra questi dati ma che la crescita dei volumi di contrabbando di sigarette tenda ad anticipare, a livello locale, sia l’aumento del numero di foreign fighters e del sentiment «pro Daesh» sia il momento di esecuzione degli attentati. «Attraversiamo una fase in cui la lotta a Daesh sta dando risultati positivi che si vedono in Iraq, in cui è stato recuperato il 30-40% di territorio», ha affermato il ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni intervenendo alla conferenza e spiegando che tuttavia, «illudersi di vincere i jihadisti solo con le armi è pericoloso e il nostro Governo sta da sempre cercando di associare la sicurezza alla cultura». Secondo il ministro l’Italia insiste nel tenere alta la guardia per le infiltrazioni terroristiche, senza però confondere immigrazione con terrorismo perché «non sarebbe solo demagogia facile ma un errore che non ci farebbe garantire la sicurezza».