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 2016  aprile 14 Giovedì calendario

L’Argentina torna a emettere bond

Notizie positive da New York, sia per quanto riguarda il panorama mondiale, sia per i fatti economici interni. Sulla piazza newyorchese si è infatti risolta ieri una delle più annose e aspre liti finanziarie registrate nell’epoca contemporanea, quella che ha visto l’un contro l’altro armati il governo dell’Argentina e i suoi creditori holdout dell’hedge fund Elliott Management. E mentre i mercati celebravano il fatto che un giudice permetteva al Paese sudamericano di tornare a finanziarsi sui mercati internazionali e quindi pagare i propri creditori, un altro motivo di cauta soddisfazione per i mercati è venuto dai dati contenuti nel Beige Book, il rapporto dei 12 distretti finanziari Usa che fotografano la situazione del Paese.
Il Beige Book viene pubblicato otto volte all’anno, in genere due settimane prima della riunione del Fomc (Federal Open Market Commitee) e delle sue decisioni in materia di politica monetaria. E quello di ieri ha dato un quadro dell’economia Usa in crescita «moderata»: una descrizione abbastanza rassicurante sullo stato della crescita, ma allo stesso tempo abbastanza «fredda» da dare motivo di ottimismo a quanti sperano che il Fomc il 26 aprile non continui a rialzare i tassi di interesse.
I NEGOZIATI
La decisione della corte d’Appello di New York sull’Argentina è venuta dopo che due settimane fa i negoziatori sudamericani avevano trovato un accordo con gli hedge fund. E questo si deve alla volontà del nuovo presidente argentino, Mauricio Macri, che già lo scorso dicembre aveva annunciato che intendeva risolvere la questione sulla quale la sua predecessore, Cristina Kirchner aveva invece dimostrato assoluta chiusura. Dopo quindici anni di cause legali delle più dure mai avvenute, i creditori hanno accettato il rimborso del 75 per cento del debito, pari a 4,65 miliardi. Dopo questo accordo, ieri il tribunale newyorchese ha revocato le ultime restrizioni contro l’Argentina, concedendole di tornare a emettere obbligazioni per 15 miliardi di dollari: dunque Buenos Aires potrà presto pagare i suoi creditori, anche quelli italiani.
IL DOLLARO
Quanto invece all’andamento economico Usa, è stato chiaro nell’ultima riunione del Fomc che i governatori della Fed intendono procedere a passo di lumaca nella strada dei progressivi rialzi dei tassi di interesse, nella preoccupazione che la crisi economica mondiale e il contemporaneo rafforzarsi del dollaro possano rallentare la ripresa a stelle e strisce. I dati del Beige Boook di ieri sono come si diceva rassicuranti ma non troppo: vi si nota ad esempio che il diminuire del pool di disoccupati sta spingendo i salari verso l’alto, ma siamo ancora a livelli contenuti e non si registra una ricaduta sull’inflazione, che rimane ferma. Si nota allo stesso tempo una crescita del manufatturiero, ma non si può capire se sia un rafforzamento in continua crescita o solo episodico. La spesa dei consumatori cresce anch’essa, ma lentamente, e non omogeneamente in tutti e 12 i distretti finanziari del Paese.
Invece in alcuni distretti, quello di San Francisco ad esempio, si nota una ricaduta negativa del rafforzarsi del dollaro, sia nel settore dell’export, sia nel settore del turismo. La prossima riunione del Fomc è in calendario il 26-27 aprile, e ieri a Wall Street aveva preso piede la teoria che passeranno altri mesi prima che i governatori decidano di effettuare un altro aumento.