La Stampa, 14 aprile 2016
«Stai scherzando, vero?» rispose Cristiano Ronaldo al figlio che gli aveva appena confessato: «Da grande voglio fare il portiere»
Nel docufilm sulla sua vita da goleador seriale c’è una scena da incubo per Cristiano Ronaldo. In versione tenero papà è spaparanzato al fianco dell’adorato Cris junior. Il pargolo, 5 anni, butta lì una frase tremenda per l’attaccante più prolifico al mondo: «Da grande voglio fare il portiere». CR7, colpito duro come nemmeno potrebbe fare il peggior difensore, riesce solo a mormorare: «Stai scherzando, vero?». Si accettano scommesse: Cris cambierà idea. Può l’erede di chi ha segnato 538 reti tra club e Nazionale mettersi dall’altra parte della barricata? A Pelé è successo con il figlio Edinho e non è andata benissimo. Non succederà, perché, come ama ripetere Cristiano il Grande «i gol sono il mio Dna» e Cristiano il Piccolo lo ha fatto lui, sia pur aiutato da una madre che resta anonima.
Sta sempre oltre le 50 reti a stagione
I geni del portoghese contengono istruzioni che semplificano l’azione cruciale del calcio: segnare. CR7 lo fa in tutti i modi, da una decina di anni. Ora ne ha 31 e continua a esagerare. L’ultima impresa è di martedì sera. Gol di piede, di testa, su punizione. Tripletta che ribalta lo 0-2 con il Wolfsburg e regala al Real la sesta semifinale di fila in Champions: «È stata una nelle mie notti migliori, non la migliore». Può essere, se parla chi è già a 93 reti nel torneo clou e che dal 2010 contribuisce al fatturato delle «merengues» con non meno di 50 centri per stagione. Ora è a 46 e gli restano almeno otto partite.
Un altro pallone da museo
Eppure, fino a poche settimane fa, in Spagna c’era chi lo discuteva. «Per essere una brutta stagione, non mi sembra malaccio – se la ride Ronaldo -. Ammetto però che all’inizio non ero al top. Ho avuto i miei problemi, i miei infortuni, ma non cerco alibi. Continuo a lavorare e adesso sto meglio. Non mi basta, però: voglio essere più in forma a fine stagione». I suoi gol hanno riportato il Real di Zidane in corsa anche per la Liga. Poi, chiaramente, c’è la Champions e, a giugno, pure l’Europeo con il Portogallo che resta Nazionale da zero titoli. Sullo sfondo, l’eterna sfida con Messi, a suon di gol, vittorie e Palloni d’oro. Il ko del Barça, ieri, ha dato un bel vantaggio a Cristiano, che peraltro non gioca in un tridente di fenomeni come la Pulce. È spesso un risolutore solitario, lui. «One man show», come nella fresca tripletta ai tedeschi, con il pallone portato a casa (e spedito al Museu CR7 di Funchal inaugurato a fine 2013), impreziosito da firme e dediche dei compagni riconoscenti. «Meritava una notte così – commenta capitan Ramos -. È il numero 1, quando sta bene la squadra se ne accorge». Gioca di nuovo sereno, forse perché Cris junior gli ha giurato che la storia del portiere era uno scherzo.