la Repubblica, 14 aprile 2016
Solo un dopocatastrofe o un dopoguerra potrebbero portare un nuovo spirito costituente. Ma chi può augurarselo?
Dello “spirito costituente” invocato da Guido Crainz (Repubblica di ieri) purtroppo non si vede l’ombra. La riforma elettorale (come le altre andate in porto) è il frutto del lavoro solitario, spavaldo ma a tratti improvvisato, di un manipolo di trenta/quarantenni salito al potere in seguito all’auto-estinzione delle vecchie classi dirigenti (di destra e di sinistra) quasi al completo; e accompagnato al governo da un abile vegliardo servitore dello Stato, il bipresidente Napolitano, che agì con arbitrio direttamente proporzionale al vuoto che lo circondava. L’opposizione è incarnata da un vecchio ex governante tronfio benché arcifallito (Berlusconi), da un energumeno xenofobo (Salvini) e soprattutto da un altro manipolo di trenta-quarantenni, i grillini, la cui principale opera politica, fin qui, è stata catalizzare rancore e frustrazione e bypassare ogni forma di delega – dunque ogni forma di autorevolezza e di rispetto – attraverso il mito (patetico, più che pericoloso) dell’autogoverno della Rete, ovvero di ognuno di noi che si improvvisa esperto di qualcosa e capo di qualcos’altro. Il resto del panorama politico è solo cocci della vecchia sinistra sfinita e altre briciole. Da dove potrebbe mai sortire, caro Crainz, un nuovo spirito costituente? Forse solo da un dopocatastrofe o da un dopoguerra: ma chi può augurarselo?