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 2016  aprile 13 Mercoledì calendario

Federer torna in campo e vince (con le scarpe per Bryant)

Il cielo, il mare, il rosso brillante dei campi di Montecarlo che testimonia con evidenza l’esistenza di un dio del tennis. Il pubblico che a inizio match sulle tribune si alza quasi commosso, comunque grato, per una standing ovation. Che volere di più dalla vita? Un Federer di nuovo vittorioso, in attesa di capire se tornerà ad essere vincente. Al rientro dopo una convalescenza di 74 giorni per l’infortunio al menisco, con tanto di visita d’urgenza al chirurgo alla fine degli Australian Open, il Genio si è concesso un paio di set di allenamento agonistico contro il n.38 del mondo Guillermo Garcia-Lopez (6-3 6-4). Tre break fatti e uno subìto nel finale di partita quando veleggiava rilassato, forse persino troppo, sul 5-2. Un esordio comunque sbrigato in un’oretta e un quarto sotto gli occhi vigili della moglie Mirka e quelli adoranti di mamma Lynette. «All’inizio e alla fine del match ho sentito un po’ di nervosismo – ha ammesso Roger che ha sfoggiato le scarpe con una dedica speciale all’ultima partita di Kobe Bryant –, ma mi sento soddisfatto e sollevato. Sono felice di essere in campo: dopo 11 settimane passate a casa mi ci voleva». Voilà.
Battuto Garcia Lopez
Serviva anche al torneo, e al tennis in generale, scoprire che uno dei pochissimi infortuni seri della carriera di Roger ce l’ha restituito integro e affamato di tennis come un ragazzino. «Ho servito bene, il ginocchio ha tenuto, è stata una giornata molto positiva. Negli ultimi dieci giorni, durante gli allenamenti, entravo in campo e tutto era calmo e silenzioso. Improvvisamente ho ritrovato le tribune piene e questo cambia completamente l’atmosfera e la tensione nel braccio. Ora si tratta di vedere come si sentirà il mio corpo domani...». Preoccupazioni da finto anziano. A 35 anni l’ex number one può ancora sperare in qualche grande lampo, ma deve misurare bene gli sforzi, scegliere gli obiettivi – Wimbledon e le Olimpiadi su tutti – anche se l’infortunio gli ha accorciato la stagione ma ridotto l’acido lattico. 
A tre successi da Lendl
Quella di ieri è stata la vittoria numero 1068 in carriera, ancora tre e agguanterà Ivan Lendl, secondo dopo l’imprendibile Jimmy Connors (1257) che però molte le ruminò in souplesse nei tornei organizzati dal suo manager Bill Riordan. E che comunque smise di giocare e grugnire solo a 44 anni, quasi dieci in più di quelli che ha oggi Federer. Era un altro tennis, certo. Anche Federer però è un’altra cosa, un impasto di sostanze superiori, fra le quali una spezia particolare. «Mi è dispiaciuto dover rinunciare a Miami per un virus intestinale», ha spiegato, con il sorriso dei giorni buoni allargato sotto il nasone allegro. «Ma oggi, voilà, la gioia di giocare era di nuovo lì». Kobe oggi dice addio a 37 anni, Federer – finché reggono entusiasmo e ginocchio… – potremo godercelo ancora un po’.