Corriere della Sera, 13 aprile 2016
Il Milan è al quinto allenatore in tre anni. Ora tocca a Cristian Brocchi
Arianna Ravelli per il Corriere della Sera
In quello che assomiglia sempre di più a uno scontro a distanza con Zamparini, il Milan presenterà oggi il quinto allenatore negli ultimi tre anni, il terzo esordiente. Cristian Brocchi rappresenta l’ennesimo tentativo di pescare dal Milan di fenomeni che fu e l’ennesima scommessa di scovare in casa il nuovo Sacchi o il nuovo Capello. Il problema è che i riferimenti più recenti sono Seedorf e Inzaghi. L’ex club più titolato e organizzato al mondo al momento è il più confuso. Silvio Berlusconi, che potrebbe essere presente a Milanello per «benedire» il nuovo tecnico, sua personalissima e rischiosissima scelta, aveva deciso tutto domenica, quando aveva invitato ad Arcore Brocchi con Filippo Galli; non era la prima volta che il tecnico della Primavera veniva ricevuto per illustrare le proprie idee di calcio. Il rapporto tra il presidente e Brocchi è diretto e personale e non ha bisogno di mediazioni. Lunedì, poi, la cena è stata bissata, ma l’invito è stato esteso anche ad Adriano Galliani che, dopo Sinisa Mihajlovic, è lo sconfitto di questa storia: era contrario al cambio di panchina immediato ed era contrario a Brocchi. Non è riuscito a convincere il presidente (già scontento per aver speso quasi 90 milioni). Il rischio è un altro caso Seedorf. Galliani ha però ottenuto che Brocchi fosse «testato»: «la conduzione tecnica gli è affidata «fino al termine dell’attuale stagione». Il che significa che ha sei giornate di campionato più la finale di Coppa Italia contro la Juve, per guadagnarsi il Milan anche per l’anno prossimo. Andasse male ci potrebbe essere il tempo per cambiare ancora. Ma naturalmente tutti si augurano che l’esame sia superato. Dalla sua Brocchi ha, almeno, la stima incondizionata di Berlusconi; quella per Mihajlovic si è esaurita in fretta. Il tecnico serbo agli amici ripete «vado via a testa alta» ed è difficile dargli torto. C’è chi dice che, dopo aver visto il Milan ben figurare con la Juve, Berlusconi si fosse preoccupato: se avesse vinto la Coppa Italia sarebbe stato difficile cacciare Sinisa. È forse solo una battuta: il gioco, gli ultimi risultati, certe risposte piccate avevano fatto crescere l’irritazione verso il tecnico serbo. «Ringrazio Sinisa. Il Milan però può e deve fare di più – ha spiegato Silvio su Facebook —. Dobbiamo provare a vincere la Coppa Italia e naturalmente rientrare in Europa. Brocchi è una scelta per preparare il futuro, un futuro nel quale il Milan deve tornare al gioco e a risultati all’altezza della sua storia. A fine stagione trarremo le somme».
Si è sempre detto che i giocatori erano con Mihajlovic: è verissimo per i senatori italiani, un po’ meno per quelli che giocavano poco. Capo della fronda Boateng, poi Diego Lopez, Ménéz, Zapata, José Mauri. Brocchi dovrà convincere tutti gli altri. Ieri ha parlato per 10’ alla squadra con Galliani, che ha tolto ogni alibi ai giocatori, poi via al primo allenamento: addio al 4-4-2, si torna al 4-3-1-2 presidenziale con Bonaventura trequartista; a centrocampo è stato provato Locatelli, per cui stravede Berlusconi. D’altronde il progetto dei giovani e italiani è l’ultima sfida, o illusione, da cui vuole ripartire il Milan.
Il suo stato su WhatsApp è anche il mantra della sua vita: «Se la strada è lunga... inizia a camminare. Non perdere troppo tempo!». Lui, Cristian Brocchi, in effetti il tempo lo ha sempre azzannato facendo leva non tanto sulle qualità tecniche, ma sulla grande determinazione tant’è che un bel giorno con addosso la maglia del Milan si è ritrovato in mano addirittura una Champions League (era il 2007).
Una Primavera ballerina
Brocchi o «broccolo» per gli amici si è sempre fatto ben volere da tutti, tifosi compresi, per la sua umiltà e perché sembrava la caricatura di Paperino. Non accorgersi di lui diventava quasi naturale, lo fece soprattutto l’Inter quando si dimenticò di assegnargli una camera alla Pinetina (e lo adottò Vieri).
Brocchi ha transitato per tanti club prestigiosi (Inter, Milan, Fiorentina e Lazio) senza troppe pretese e cercando di farsi sempre trovare pronto, fino al 2013 quando ha iniziato la carriera da allenatore. Ha studiato un certo tipo di calcio, da Guardiola a quello che adottava Prandelli con i viola. È partito dagli Allievi e poi ha ereditato da Filippo Inzaghi la Primavera instaurando da subito un ottimo rapporto con i suoi ragazzi e piano piano anche con Silvio Berlusconi. E qui nasce il nuovo Brocchi, quello insospettabile, capace di entrare nel cuore del presidente rossonero non solo per alcune vicende familiari legate al figlio dell’ex calciatore, ma anche e soprattutto come tecnico. Perché Brocchi con il passare del tempo è diventato un assiduo frequentatore di Arcore, non ha avuto più bisogno del filtro di Galliani e come Seedorf è riuscito a tracciare un sentiero tutto suo. Brocchi con Berlusconi ha iniziato a parlare del modello del Barcellona, di schemi (il 4-3-3 ma soprattutto il 4-3-1-2), dei giocatori più promettenti del vivaio (prima Donnarumma e poi il diciottenne Locatelli) facendosi anche aiutare da alcuni video. Un colpo di fulmine inaspettato, al punto che Berlusconi arrivava a Milanello e chiedeva il risultato della sua Primavera. Già ingombrante ai tempi di Inzaghi (si parlava di lui in caso di esonero), decisivo nella cacciata di Mihajlovic, da ieri è il nuovo allenatore del Milan senza aver vinto niente (neppure il Trofeo di Viareggio) e lasciandosi alle spalle un campionato Primavera altalenante (6 sconfitte su 13 all’andata, 28 punti su 30 nel girone di ritorno). Con lui può succedere di tutto, la sua ex squadra ha una difesa colabrodo (26 gol in 23 partite) e un grande attacco.
Alla faccia dell’equilibrio, parola spesso usata da Mihajlovic per spiegare le sconfitte dei rossoneri. Ma a Berlusconi adesso piace così, anche a costo di diventare impopolare. Brocchi lo ha scelto lui, fino a risultato contrario.