la Repubblica , 13 aprile 2016
Prendere il «Buce» per il culo
Il faccione di Mussolini – specie nella smorfia littoria, con la mascella protesa – è un archetipo del ridicolo, un mascherone da Carnevale di Viareggio, caricaturale senza il bisogno di caricature. Che l’Italia abbia avuto proprio quel dittatore, e non altri, la dice lunga sulla nostra condanna alla commedia anche in piena tragedia. Bisognerebbe che i fascisti di Casa-Pound se ne facessero una ragione, evitando di smanacciare (come è accaduto a Roma) i libri di satira che raffigurano Mussolini così com’era: una maschera, appunto, un’icona del cazzutismo latino sul quale Gadda scrisse cose definitive in “Eros e Priapo”. Lo chiamò Mascellone, Testa di Morto in bombetta, gallinaccio, pavone, pupazzo, facciaferoce col pennacchio, Predappiofezzo in cornice, maccherone, Gran Balcone, Truce in cattedra e Buce. Lo derideva per l’atteggiamento da maschione bellicoso, perenne ostaggio del suo testosterone. Ma poi: essendo Roma, da un paio di decenni, il regno incontrastato dell’iconografia fascista, manifesti fascisti, scritte fasciste, grafica fascista, curve di stadio fasciste (a Berlino basta disegnare una svastica, anche piccola, per essere prelevati dalla polizia), di che si lamentano a CasaPound? Non gli basta una città intera consacrata al proprio gusto (gusticino, direbbe Gadda)? Vogliono pure censurare i pochissimi che, in netta minoranza, il Buce lo prendono per il culo?