la Repubblica, 13 aprile 2016
Per sposarsi al Maschio Angioino bastano 366 euro, al Museo del Risorgimento di Torino ne servono 2000 ma per il Circo Massimo almeno 15mila. L’arte è cara
I conti sono presto fatti, un matrimonio in un sito d’arte conviene ai luoghi della cultura e a chi si sposa. Nonostante i dubbi di alcuni storici dell’arte e dello stesso ministro Dario Franceschini, gli organizzatori di matrimoni ricevono sempre più richieste per cerimonie tra quadri e soffitti affrescati. I poli museali per i quali è già una consuetudine si dichiarano più che soddisfatti dell’esperienza e molti direttori progettano nuove aperture. Così, dopo l’annuncio che il sito di Paestum aprirà il tempio di Hera ai matrimoni civili, Eike Schmidt, alla direzione delle Gallerie degli Uffizi, anticipa: «Stiamo valutando di rendere disponibili Palazzo Pitti e Boboli a Firenze. Sono contrario alle barriere ideologiche – argomenta Schmidt – più che discutere se farlo, dovremmo confrontarci su come farlo, assicurando la fruizione ai normali utenti e la sicurezza del sito». C’è chi parla di promozione di sale meno conosciute («nei nostri monumenti ci sono tanti spazi che di norma non sono aperti e potrebbero essere utilizzati» osserva Schmidt), ma c’è chi con senso pratico sottolinea il guadagno assicurato.
«La nostra è una convenzione con il Comune di Torino», dicono dal Museo del Risorgimento, una delle sedi auliche messe a disposizione dalla città, capace di soddisfare le esigenze di patrioti appassionati della storia italiana anche con Palazzo Madama, o quelle dei tifosi che possono convolare a nozze allo Stadio Olimpico. «In giornate di straordinaria affluenza il nostro museo ha un incasso medio di 2000 euro. Per un matrimonio di sabato chiediamo 2000 euro, da dividere a metà con il Comune. Tolta l’Iva, ci restano 700 euro netti e in una giornata riusciamo a ospitare anche quattro cerimonie. Questo senza chiudere il museo al pubblico». E le spese di manutenzione, pulizia e sicurezza sono identiche sia con un matrimonio, sia con le normali attività.
Agli sposi la cerimonia costerebbe certo meno in una semplice sala comunale, ma se si vuole un’ambientazione artistica si può spendere di più optando per una residenza privata o una chiesa. Sui siti specializzati e sui forum, molto frequentati dai futuri sposi, sono citate “offerte obbligatorie” di oltre 500 euro per prenotare parrocchie di particolare pregio, una consuetudine che sembra confermata dagli strali lanciati nel 2014 da papa Francesco contro le “liste dei prezzi” per i sacramenti affisse in alcune chiese. Ma la possibilità, anche per chi è laico, di fare un matrimonio da re continua a non convincere il ministro dei Beni Culturali: «Io rispetto l’autonomia dei direttori, che per tanti anni l’ hanno giustamente richiesta. Continuerò a rispettarla – dice Dario Franceschini – ma sono molto cauto e dubbioso su questo uso dei musei e dei luoghi della cultura. Capita di vedere matrimoni che vengono trasformati da fatto affettivo a evento spettacolare e a volte un po’ pacchiano. Scelta libera e legittima ma credo serva molta, molta prudenza prima di offrire luoghi della collettività e patrimonio dell’umanità come fondali a pagamento per chi se lo può permettere».