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 2016  aprile 13 Mercoledì calendario

Il giallo sull’esposto anonimo all’ammiraglio De Giorgi. L’inchiesta di Potenza s’infittisce di misteri ma per la Marina «quelli nelle carte sono fatti inesistenti»

La prima notizia è che l’esposto anonimo sul capo di stato Maggiore della Marina Militare, l’ammiraglio Giuseppe De Giorgi, è diventata oggetto dell’inchiesta della procura di Potenza: arrivata sulle scrivanie dei magistrati lunedì sera, fa ormai parte del fascicolo. Non è detto, però, che vengano fatti a breve approfondimenti particolari anche perché il contenuto della denuncia poco, o niente, ha a che fare con l’indagine lucana. La seconda notizia, infatti, è che presto tutto potrebbe essere trasferito a Roma per una questione di competenza territoriale (in particolare la parte dell’inchiesta che riguarda De Giorgi, il lobbista Nicola Colicchi e il burocrate Valter Pastena). Non a caso nei prossimi giorni, forse già domani, i magistrati della procura di Potenza che stanno conducendo le indagini potrebbero incontrare i colleghi romani. La terza parte della vicenda, infine, riguarda la difesa della Marina e di De Giorgi stesso che, nell’annunciare azioni legali, bollano come «bugie» tutte le accuse contenute all’interno dell’esposto.
La parte più delicata riguarda senza dubbio la parte della convenzione con la società As Aeronautical Service «per la produzione di unità sottili ad altissima velocità con scafi e strutture di carbonio trattato con l’applicazione delle nanotecnologie». Un’imbarcazione di 32 metri in grado di sviluppare una velocità di 70 nodi, oltre dunque i 110 chilometri orari. In pratica un offshore. Dice ora la Marina che «si trattava di avviare un processo di studio/sperimentazione sull’applicazione delle nanotecnologie per le unità navali. A seguito della immaturità della tecnologia, rilevata dai laboratori della Marina militare, nessuna convenzione né appalto è stato sottoscritto con la Società AS Aeronautical». L’affare quindi non si è fatto. Però il progetto di convenzione, documentano gli atti ufficiali, fu portato avanti. Ed è tutto assai strano visto che l’Aeronautical service è una società che non sembra avere il know how per realizzazioni di questo tipo: 19 dipendenti, dicono i bilanci depositati in Camera di commercio, la sede di via monte Cadria 67 a Fiumicino non ha neanche una recinzione di sicurezza, una circostanza bizzarra per una ditta che dovrebbe occuparsi della realizzazione di materiali militari così delicati e riservati. Non solo: non esiste un sito web dell’azienda e non è chiara l’esperienza della ditta dell’ingegner Cristiano Bordignon (che a credere al suo profilo su Linkedin avrebbe cambiato ora azienda). E che, eppure, ha incassato dalla Difesa nel febbraio del 2014 un progetto di ricerca da 1,2 milioni più un’altra commessa indiana due anni prima.
L’altra accusa fatta a De Giorgi nell’esposto anonimo riguarda, invece, le modifiche che l’ammiraglio avrebbe richiesto sulle fregate Fremm. E in particolare la realizzazione di una cabina di plancia “vista mare” da destinare espressamente al comandante. «Modifiche necessarie – scriveva il Capo di Stato maggiore in una lettera dell’agosto del 2013 – a garantire sia gli aspetti di carattere operativo sia i desiderati livelli di rappresentanza». Il problema è che «i livelli di rappresentanza», secondo la denuncia, sarebbero costati 42 milioni in più. «Falso – dice ora la Marina – non hanno richiesto fondi aggiuntivi rispetto a quelli previsti dal programma. Le modifiche erano necessarie per migliorare la polivalenza dei locali bordo, al fine del loro utilizzo quali infermerie, aule briefing e aggiuntivi spazi di comando e controllo. Nello stesso tempo le migliorie apportate miravano a tenere conto delle esigenze di abitabilità e di socialità dell’equipaggio. Tali modifiche, applicate a tutte le unità della classe Fremm, si sono dimostrate alla prova dei fatti estremamente efficaci nelle più importanti operazioni in cui sono state impiegate come Mare Nostrum, Mare sicuro e Atalanta».