La Gazzetta dello Sport, 13 aprile 2016
Sei mesi fa, Gianroberto Casaleggio diede la sua ultima intervista a Massimo Russo della Stampa. Russo gli chiese: «Dove si vede tra cinque anni? Ancora alla testa del Movimento oppure a dedicare il suo tempo ad altro?»

Sei mesi fa, Gianroberto Casaleggio diede la sua ultima intervista a Massimo Russo della Stampa. Russo gli chiese: «Dove si vede tra cinque anni? Ancora alla testa del Movimento oppure a dedicare il suo tempo ad altro?». Casaleggio rispose: «I miei interessi principali sono la Rete e i cambiamenti che può portare nella realtà quotidiana. Tra cinque anni, come ora, mi occuperò di questo, anche in termini professionali come consulente per le organizzazioni. Passerò più tempo con la mia famiglia e i miei amici. Potrò anche curare un piccolo bosco abbandonato che ho comprato negli anni in Canavese».
• Invece ieri è morto.
Sì, per un ictus, ieri mattina alle sette. Era ricoverato nell’Istituto Auxologico di Milano, quello in via Mosé Bianchi. Sotto falso nome, dato che era la discrezione fatta persona. Due anni fa gli avevano tolto un edema al cervello. L’ictus colpisce improvvisamente, ma forse non troppo improvvisamente, nel suo caso. Si sapeva che era peggiorato. Qualche giorno fa aveva detto che avrebbe presto lasciato ogni responsabilità al figlio. Chi lo frequentava ha raccontato che negli ultimi tempi era trasandato in modo incredibile, per un uomo ordinatissimo come era. Aveva avuto due ischemie, e dall’ultima era uscito vivo per miracolo. Grillo disse dal palco: «L’ho riacchiappato per i capelli. Per fortuna che erano lunghi».
• Il problema è: in che misura questa disgrazia colpirà il Movimento 5 Stelle? Fino a che punto Casaleggio ne era il padrone, o la guida irrinunciabile, soprattutto adesso che Grillo s’era dichiarato stanchino, e aveva ricominciato a far spettacoli?
La sua frase più importante, a questo punto, è: «Se il Movimento non si affranca dai suoi fondatori è destinato a morire». Ho l’impressione però che Casaleggio, così defilato, così invisibile, si fosse staccato pochissimo. Ieri i grillini hanno, comprensibilmente, vissuto la cosa come una tragedia. Ma di analisi politiche se ne sono sentite poche. La Taverna non ha fatto che piangere, Stefano Vignaroli ha ammesso che «è un momento difficile», Alessandro Di Battista, che è stato segnalato vagante per Montecitorio con aria sperduta, s’è limitato a un ovvio «È stato un grande». Persino Claudio Messora, che Casaleggio ha buttato fuori dal Movimento, ha ammesso: «Ho imparato molto da te. Grazie di tutto». La Raggi ha annullato per un giorno gli impegni di campagna elettorale e a Roma hanno fatto lo stesso anche gli altri candidati, a partire da Bertolaso. Grillo aveva spettacolo a Napoli e lo ha cancellato. Sul suo blog ha pubblicato l’hashtag #ciaogianroberto, con la frase: «Sono un comune cittadino che con il suo lavoro e i suoi (pochi) mezzi cerca, senza alcun contributo pubblico o privato, forse illudendosi, talvolta anche sbagliando, di migliorare la società in cui vive» tratta da una lettera mandata da Casaleggio al Corriere il 30 maggio del 2012. La camera ardente è in via Mosé Bianchi, all’ospedale. Il funerale si celebrerà domani alle 11 in Santa Maria delle Grazie. Sul blog di Grillo, i suoi ammiratori lo hanno ricordato con altre frasi celebri: «Non si può battere la persona che non molla mai», oppure «È morto senza consultarsi. La Rete non sarebbe stata d’accordo».
• Già. Il punto chiave del pensiero di Casaleggio era proprio questo, credo di aver capito: la strada verso una sorta di autogoverno, in cui la Rete, in apparenza da sola, in realtà governata dagli internauti, sarebbe stata capace di prendere qualunque decisione.
In fondo, la scelta dei candidati attraverso Internet, che garantiva un supporto di pochi voti alle persone scelte, nascondeva questo significato: che un nome valeva più o meno l’altro, che gli eletti in Parlamento o alla testa di un Comune sarebbero solo stati dei terminali quasi privi di pensiero autonomo, chiamati ad applicare ciò che la Rete, questo cervello collettivo, avrebbe deciso. Per me è una concezione da brivido, ma può darsi che Casaleggio abbia visto lontano. Ambizioni profetiche ne aveva.
• Lascia moglie? Figli?
Davide, 38 anni, campione di scacchi, l’uomo che ha diviso col padre la proprietà della società di consulenza Casaleggio Associati (il 28,5% a testa), è figlio della prima moglie, Elizabeth Clare Birks, conosciuta alla Olivetti. Nel 2014 aveva sposato Elena Sabina Del Monego, che nel 2005 gli aveva dato un figlio, Francesco. Era nato a Milano nel 1954. È morto quindi relativamente giovane, di soli 62 anni non ancora compiuti.
• Aveva dato, almeno, qualche prova di governo, di amministrazione?
Nel 2004 s’era candidato alle comunali di Settimo Vittone, in provincia di Torino, con una lista “Per Settimo”. Aveva preso sei voti, naturalmente senza essere eletto. Aveva poi fatto l’amministratore delegato di Webegg, società di consulenza informatica nata in joint venture da Finsiel e Olivetti. Quando arrivò Tronchetti, dovette andarsene. Il nuovo padrone di Olivetti lo accusò di aver badato poco ai bilanci. Con la Casaleggio Associati, per quanto se ne sa, i conti, nonostante fatturati importanti, sono stati sempre in bilico. Un po’ sotto, un po’ sopra.