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 2016  aprile 10 Domenica calendario

I successi del Wolfsburg, nonostante lo scandalo Volkswagen

La scorsa estate qualcuno aveva pensato ad un colpo di sole. Ma come: sei l’enfant prodige dello Schalke, hai la Juventus che ti fa una corte serrata e scegli il Wolfsburg? Julian Draxler rispose, e non fu sventurato. Laconico, sì: «Ritengo sia meglio per la mia carriera». Risultato? Tedeschi ai quarti di Champions League, traguardo mai raggiunto in precedenza e con ampia vista sulle semifinali, perché il 2-0 casalingo di mercoledì contro il Real Madrid ha capovolto il pronostico e ora si prepara a rovesciare le gerarchie nella gara di ritorno. Draxler, in quell’incontro, si è rivelato il migliore in campo, ma più in generale quella del club tedesco è la vittoria della programmazione. E pazienza se in campionato la squadra, invero attardata, sta lottando per un posto in Europa League e non per traguardi più alti: oggi il Wolfsburg – che fa comunque parte della nobiltà della Bundesliga grazie alle disponibilità economiche garantite dalla casa madre, la Volkswagen – è la copertina patinata di questa edizione della Champions. Basta e avanza.
Una sorpresa forse, non certo un caso. Perché la storia di Draxler dimostra come la Juventus non avesse sbagliato obiettivo, tecnicamente parlando, ma allo stesso modo racconta anche come il giocatore avesse capito prima di altri che il Wolfsburg stava facendo sul serio con lui, l’ex Bayern Dante e Schürrle dal Chelsea inseriti in una rosa già competitiva. Altro che colpo di sole. Il resto è il presente e il presente non è solamente una semifinale mai così vicina, perché ce n’è pure una già raggiunta, peraltro per la quarta volta consecutiva: è quella della Women’s Champions League, il massimo trofeo continentale del calcio femminile, in cui il Wolfsburg è a tutti gli effetti una superpotenza. Fondata nel 2003, nelle ultime quattro stagioni la squadra ha vinto per due volte consecutive la Frauen Bundesliga suggellando il trionfo, nel 2013 e nel 2014, con la Champions. Qui gli idoli si chiamano Isabel Kerschowski, la capitana Nadine Kessler e Conny Pohlers, bomber implacabile che a Wolfsburg è stata protagonista dei successi che hanno portato il club sul tetto d’Europa e infine nel 2014 a 36 anni, ha deciso di accettare l’opulenta offerta di un club statunitense e lì chiudere la carriera. Proprio come fece, una vita fa, un certo Gerd Müller. Appunto, Conny Pohlers è la dimostrazione di come il club, potendo contare su risorse, strutture e impianti, agisca con audacia e convinzione. Serviva, alla sezione femminile, una leader? Ecco appunto Pohlers, per anni cannoniere di Turbine Potsdam e Francoforte, i club egemoni sino ad allora, e ovviamente della Nazionale; per fare un paragone, sarebbe stato come presentarsi oggi dal Bayern Monaco e portarsi a casa Thomas Müller. Più o meno, era ciò che era già accaduto al club maschile quando la Volkswagen, demiurgo delle fortune della società, aveva scelto di potenziare l’immagine percepita del proprio marchio attraverso l’acquisto e il rafforzamento finanziario della squadra della città che da sempre è sede della casa automobilistica. Squadra che non aveva mai disputato, prima del 1997, il massimo campionato tedesco. Ecco allora una rapida conquista di spazi e territori, grazie a investimenti strutturali e bilanci solidi da cui si sono originate la capacità di attrarre campioni e un aumento di peso specifico all’interno delle istituzioni del calcio tedesco. Così il Wolfsburg, che attualmente dispone di due stadi gioiello (la Volkswagen Arena, 30 mila posti, e l’Aok Stadion, destinato alle donne e alle giovanili, bomboniera da 6 mila spettatori all’interno di un attrezzatissimo centro sportivo), oggi espone in bacheca la Bundesliga vinta in grande stile – 2008-09, allenatore Magath: c’erano Barzagli, Zaccardo e la coppia gol Dzeko-Grafite – e la Coppa di Germania della scorsa stagione. E manca un solo sforzo per portare il club di una città con meno di 130 mila abitanti tra le prime quattro d’Europa. Perché a Wolfsburg conta andare veloci. E arrivare lontano.