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 2016  aprile 10 Domenica calendario

La vera storia di Bella ciao

«Ciao» è oggi l’italianismo più usato nel mondo come formula di saluto confidenziale. Di pari successo planetario è pure una canzone popolare italiana, Bella ciao, il celeberrimo canto mondino/partigiano di cui percorre la storia con rara minuzia e competenza il denso libretto di Carlo Pestelli, edito da Add, con prefazione di Moni Ovadia. Non si sa per certo chi siano gli autori di questo canto oggi trasnazionale, tradotto in oltre quaranta lingue (c’è anche una traduzione in latino, una in esperanto, altre in idiomi di minoranze come il curdo, il basco, il ladino, il friulano, il galiziano, il bretone). Questa canzone di impegno e di protesta è diventata una canzone del mondo: nella Germania Est un noto canto di lavoratori, canto di successo a Praga nel 1947 durante il primo festival mondiale della gioventù, cantato e ricantato ai tanti festival dell’Unità, intonato in occasioni pubbliche, nell’84 ai funerali di Berlinguer, preferito all’Internazionale e a Bandiera rossa. «Bella ciao» si cantò a Genova ai funerali di don Gallo, ai funerali di Enzo Biagi, di Bruno Trentin, di Pietro Ingrao. 

Anche Woody Allen
La si intonò a Belgrado, al funerale di Jovanka Broz, la vedova di Tito (2013). Negli Anni Sessanta i braccianti chicanosin sciopero in California la cantavano in una versione spagnola. Woody Allen conclude con Bella ciao il concerto romano del 2010 con la sua New Orleans Jazz Band. Cantautori molto noti l’hanno diffusa nel mondo, è stata ripresa anche da gruppi punk rock, se ne conosce una versione di Manu Chao. Più di cinquant’anni fa la rese popolare Yves Montand, in un famoso disco del 1963. In Francia abbiamo assistito a una sua comparsa recente, gennaio 2015, cantata dai parigini che sfilavano con i capi di Stato in piazza dopo l’attentato a Charlie Hebdo.
Nella palestra della scuola di Treiso, nelle Langhe, in questi ultimi anni, quante volte l’ha intonata, nella ricorrenza del 25 aprile, il nostro amato e indimenticabile Gianmaria Testa! Nel suo libro Carlo Pestelli ci parla anche di una versione in cabilo (lingua berbera) di Ferrat Mehenni, un popolare artista algerino inviso al potere per le sue lotte contro l’integralismo. Suo figlio aveva sempre desiderato di tradurre in cabilo Bella ciao. Il ragazzo è assassinato nel 2004, per vendetta contro il padre, che la traduce rapidamente e la canta nel cimitero di Marahna, il loro villaggio nativo. 
I canti autenticamente popolari non sono riconducibili a un autore. Nel folclore tradizionale la genesi non è riconoscibile, si perde nei sentieri di una storia percorribile con difficoltà, nelle trame nebbiose della trasmissione orale. Quanto aBella ciao molti si sono attribuiti il merito di averne scritto parole e musica. Persino un brigadiere badogliano. In realtà questo canto svolge i nuclei principali di due canzoni popolari ottocentesche già raccolte da Costantino Nigra, La bevanda sonniferaFior di tomba, la nota storia della ragazza che levatasi al mattino prima del sole va alla finestra e vede comparire il suo primo amore (la canzone partigiana dirà invece che quel mattino è arrivato «l’invasor» tedesco). 
Già nella Grande guerra
La versione «moderna», partigiana, ha avuto una particolare diffusione al Nord durante la Resistenza, ma c’è chi riporta la primogenitura ai partigiani abruzzesi protagonisti della liberazione di Bologna. Una storia complicata. Esistono versioni provenienti dal mondo delle risaie, già circolanti nell’anteguerra, e tracce risuonavano nelle trincee della Prima guerra mondiale. La probabile origine sembra proprio da ricercare nel mondo delle mondine, che denunciavano la loro vita grama cantando «E fra gli insetti e le zanzare / o bella ciao bella ciao / bella ciao ciao ciao / e fra gli insetti e le zanzare / un duro lavor mi tocca far» (Giovanna Daffini, ex mondina, una delle più acclamate protagoniste dello spettacoloBella ciao andato in scena a Spoleto nel 1964, dichiarava di averla imparata negli Anni Trenta in risaia; in seguito la stessa Daffini fornisce in una intervista informazioni diverse, raccontando di averla cantata la prima volta nel 1940).
Comunque siano andate le cose, così come «ciao» saluto nazionale entra nell’uso comune soltanto a partire agli Anni Cinquanta, anche Bella ciao comincia a spopolare a quei tempi, insieme con canzoni di grande successo come Ciao ciao bambina di Modugno, e anni dopo accanto a Ciao amore ciao di Tenco (1967). Dal canto loro bambini da tempo usavano accompagnare con le note di Bella ciao un gioco a due ponendosi uno di fronte all’altro, tenendo le mani all’altezza delle spalle e percuotendosele reciprocamente, con ogni battuta intercalata con un festoso battito delle proprie. E gli italiani intanto avevano cominciato a viaggiare sul più pratico dei ciclomotori, battezzato, non a caso, «Ciao».