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 2016  aprile 11 Lunedì calendario

La protesta al San Paolo con le maschere di Higuain. Ma Gabbiadini in campo non sfigura

La protesta c’è stata. Moderata, ma c’è stata, così com’era stato annunciato dal tifo napoletano. Niente isterismi, dunque, o esagerazioni: il San Paolo ha dato una grande lezione di comportamento, diversamente da chi ha provato in tutti i modi ad incendiare la domenica di Fuorigrotta. Un solo striscione, esposto in curva B, che ha racchiuso il senso della contestazione: «Di questo schifo non mi meraviglio, si tramanda da padre in figlio. Di abbattersi ora non è il momento, combattete col cuore e grinta e non sarà mai un fallimento». Un chiaro riferimento alla proprietà della Juventus, club antagonista del Napoli in questo finale di campionato.
Gli sguardi del San Paolo hanno provato a focalizzare i movimenti in tribuna d’onore, prima dell’inizio della gara. Tutti a scrutare il movimento dei fortunati vip che, man mano, hanno occupato i posti loro riservati, mentre Aurelio De Laurentiis, di ritorno da una lunga vacanza alle Maldive, s’è sistemato nella sua postazione insieme a tutto il numeroso seguito. Al fianco del presidente si sono accomodati Mertens e Koulibaly, entrambi squalificati, mentre il boato di Fuorigrotta ha annunciato l’arrivo di Gonzalo Higuain, protetto dall’abituale scorta. Il Pipita ha accennato un sorriso nel salutare De Laurentiis. Poi ha abbracciato i due compagni e ha atteso il fischio d’inizio per patire in tribuna, fatto insolito per lui che, prima di ieri, non aveva mai saltato una partita. Sugli spalti c’è stato fermento, erano tante le maschere raffiguranti l’attaccante argentino indossate dai tifosi, così come sono comparsi a centinaia i cartelli con la scritta «io sto con Higuain». Tutto, comunque, in un clima di assoluta tranquillità.
Nei primi venti minuti, le telecamere si sono soffermate su alcune smorfie di disapprovazione, una in particolare, quando Albiol è stato strattonato in area e ha protesto con l’arbitro di porta, Mazzoleni, mostrandogli la maglietta stracciata. Il gesto, tuttavia, non è piaciuto al direttore di gara, Celi, che l’ha ammonito. Ci sono voluti 33 minuti per liberare l’esultanza del vantaggio: è il suo sostituto, Manolo Gabbiadini, a sbloccare la partita dopo un paio di gol falliti e dopo alcune prodezze di Gollini. Il raddoppio di Insigne ha convinto il Pipita a abbandonare la tribuna autorità qualche minuto prima della fine del tempo: la ripresa l’ha seguita in uno dei salottini dello stadio per guardare la partita in tutta tranquillità, mentre Sarri – anche lui squalificato – ha preferito sistemarsi in un luogo anonimo della tribuna per non avere fastidi.
Come era stato ampiamente previsto, a fine partita, il Napoli ha deciso di continuare il silenzio stampa. Strategico, sicuramente, studiato per evitare che ai tesserati azzurri venissero rivolte domande scomode sulla squalifica di Higuain. Il club di De Laurentiis ha deciso di adottare un profilo basso per evitare che qualche dichiarazione fuori posto possa influire sulla decisione della Corte d’appello sportiva che, a metà settimana, dovrà pronunciarsi sul ricorso presentato contro la squalifica del Pipita.

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Trentatré minuti, il tempo trascorso perché Manolo Gabbiadini azzeccasse il colpo di testa vincente. Gli è bastato poco più di mezz’ora per scacciare i timori, per scrollarsi di dosso quel macigno rappresentato dal dover sostituire Gonzalo Higuain, il capocannoniere del campionato, il talento in grado di segnare 30 reti in 31 partite. Ci ha messo tanto del suo, il Verona, per agevolargli il compito in ogni modo. La differenza dei valori in campo è stata fin troppo evidente, già prima del gol dell’ex doriano, il Napoli avrebbe potuto sbloccare la gara se Gollini non avesse fatto il fenomeno, impedendo proprio a Gabbiadini la gioia del gol con qualche minuto di anticipo. In quello stesso periodo, ci si è messo pure il palo a sbarrargli la strada. Insomma, s’è capito subito che il ragazzo sarebbe stato un protagonista della prima domenica senza Higuain. E quella corsa sfrenata dopo il gol, verso la panchina per abbracciare Mirko Valdifiori, è stata per lui come una liberazione.
Una lotta impari, comunque, perché il Verona ha dovuto piegarsi dinanzi alla maggiore qualità dell’avversario. Nella giornata più intensa della stagione, è stato proprio l’attacco ad erigersi da protagonista, perché l’uomo della partita è stato José Maria Callejon, autore dell’assist sul gol di Gabbiadini, bravo a procurarsi il rigore per il raddoppio di Lorenzo Insigne, e deciso nel deviare in rete il cross di El Kaddouri per il terzo gol. Una risposta importante, in previsione della trasferta di Milano, dove il tridente, ancora una volta senza il Pipita, dovrà confermare quanto di buono fatto contro il Verona: a San Siro, il Napoli troverà un’Inter motivata al massimo e decisa a tenere ancora in piedi le pochissime possibilità di arrivare al terzo posto per sperare nel preliminare di Champions League.
Dunque, il collettivo napoletano ha risposto senza indugi alle sollecitazioni del campionato. Certo, il Verona non è il Milan e, dunque, il successo ottenuto al San Paolo non è servito ad altro che confermare il pronostico della vigilia. I dubbi, per la verità, s’erano insinuati all’indomani della squalifica di quattro giornate rifilata ad Higuain, dopo i fatti di Udine. S’era pensato che senza l’argentino il Napoli avrebbe fatto fatica nel trovare il gol. E, soprattutto, c’era curiosità per il ritorno da titolare di Manolo Gabbiadini. Ebbene, le incertezze e i dubbi sono stati cancellati dal 3-0 col quale la squadra ha archiviato l’impegno con l’ultima della classifica, quel Verona che s’è battuto con convinzione, ma pure con la consapevolezza che ci sarebbe voluto qualcosa più di un miracolo per uscire indenne da Fuorigrotta.
L’esame è stato superato, dunque. Tra i complimenti ricevuti nel dopo partita, l’attaccante ha apprezzato parecchio quelli di Nicolas Higuain, il fratello-procuratore del Pipita, che ha twittato: «Complimenti a Manolo Gabbiadini, buona partita». Segnali importanti, allora, in vista della sfida di San Siro. Sabato sera, il Napoli giocherà lì dove la Juventus ha praticamente ipotecato lo scudetto battendo il Milan. Servirà l’impresa, per intenderci, perché l’Inter non farà sconti.