La Gazzetta dello Sport, 11 aprile 2016
L’incredibile storia di Jamie Vardy, Mr. 47%
Anche i totem del calcio inglese sono travolti dall’ondata del Leicester. La doppietta di Jamie Vardy ha permesso al centravanti delle Foxes non solo di consegnare tre punti di platino alla squadra di Ranieri e di interrompere un digiuno personale cominciato in campionato il 14 febbraio, gol su rigore nella sfortunata sfida in casa dell’Arsenal: il bomber ha infatti raggiunto quota 21 in classifica cannonieri, superando Gary Lineker, oggi volto tv della Bbc e grande tifoso del Leicester. Vardy commenta con la solita umiltà l’impresa: «Quando centri traguardi come questi significa che hai lavorato bene e il sudore che hai versato in campo è servito a qualcosa».
Vardy è il simbolo delle Foxes: il suo calcio tutto corsa, sofferenza e lampi è la mappa per esplorare una squadra che sta realizzando un’impresa straordinaria. Sette anni fa Vardy, bocciato da ragazzo ad un provino dello Sheffield United, giocava nello Stocksbridge Park Steels, Northern Premier League Division, l’ottavo livello della piramide calcistica inglese. Il calcio non gli dava da vivere: per guadagnare un salario minimo, Vardy trovò un posto in un’azienda che produce apparecchi ortopedici. «Era massacrante: sollevavo centinaia di pesi e il calore dei forni bruciava la pelle. La prima busta-paga da calciatore fu una festa: trenta sterline». Vardy approdò al Fleetwood Town, all’epoca in Conference Premier, la quinta serie. I 34 gol segnati in una stagione spinsero il Leicester a scommettere su di lui nel 2012: un milione di sterline e il centravanti di Sheffield indossò la maglia delle Foxes. Con lui il Leicester è salito in Premier, si è salvato con una rimonta incredibile nella primavera 2015 e adesso è ad un passo dal primo titolo inglese di 132 anni di storia.
Le cifre di questo campionato sono da record. Vardy non ha firmato solo 21 gol, ma ha partecipato, assist compresi, a 27 delle reti delle Foxes. In termini percentuali, ha contribuito al 47% dei sigilli del Leicester. La forma straripante in estate-autunno gli ha permesso di segnare in undici match di fila, primo calciatore della storia della Premier a stabilire questo record. Con il Sunderland è stato di un cinismo eccezionale: tre tiri e due gol, più un’occasione vanificata da una grande parata di Mannone. Il digiuno degli ultimi due mesi, interrotto in nazionale – splendida la rete di tacco rifilata alla Germania – non aveva preoccupato Ranieri. «Non segnava, ma costruiva gli assist e per me andava benissimo anche così. Conosco però la psicologia degli attaccanti e prima della gara di Sunderland gli ho detto «Jamie, tranquillo, io credo in te». Sono contento della sua doppietta, per la squadra e per lui. Si massacra di lavoro dal primo all’ultimo secondo. Trovare il gol in quel modo al novantacinquesimo significa che ha energie fisiche eccezionali».
Non era stata una settimana facile per Vardy: su twitter erano arrivati messaggi disgustosi nei confronti della figlia di un anno. Jamie ha denunciato l’episodio alla polizia, ma certe cose fanno male al cuore. E Vardy, simbolo di questo Leicester, ha il cuore grande.