La Stampa, 11 aprile 2016
I miliardari alternativi dietro al Leicester
Non è più tempo di sognare. Il Leicester si è già guadagnato la Champions e gli basta vincere tre partite delle prossime cinque per prendersi la Premier. Prospettiva più che razionale e ormai pura matematica: la vittoria contro il Sunderland (2-0) ha spostato la favola nel mondo reale.
Giusto che a decidere la giornata che conferma l’Europa sia stato Jamie Vardy, con due gol che lo portano a 21 in totale. Nessuno aveva mai segnato tanto per il Leicester, ma a questo punto guardare i precedenti non ha senso. In 132 anni di storia, il club si è arrampicato una sola volta al secondo posto. E parliamo del 1929. Non esistono paragoni, forse nemmeno spiegazioni che definiscano la classifica attuale.
Il Leicester è entrato in questo campionato quotato 5000 a 1. Non c’è squadra, in qualsiasi sport, che abbia contraddetto un pronostico così. Nel calcio resisteva il record della Grecia agli Europei del 2004: le probabilità dicevano 150 a 1 e hanno alzato il trofeo. Qui l’assurdo si moltiplica, lo stupore si amplifica anche se dietro il Leicester da fiaba che stravolge la logica del pallone c’è lo stesso tipo di famiglia che foraggia le squadre degli straricchi. O quasi.
L’impero Thai
Gli Srivaddhanaprabha sono miliardari thailandesi, stanno nei primi 20 possidenti al mondo nella lista di Forbes. Hanno comprato il Leicester nel 2010 ed è vero che non si sono fatti notare per campagne acquisti di lusso come Abramovich o gli sceicchi, ma hanno sanato debiti abbondanti e ripianato i conti. Non sono oligarchi lunatici, non sono emiri impazienti però anche loro hanno usato lo sport per costruirsi un nome in occidente. Solo lo hanno fatto con un altro stile.
Va bene, si presentano agli allenamenti in elicottero, però questa è una delle rare bizze da ricconi che si concedono. Hanno fatto i soldi con l’impero del Duty Free, ci hanno aggiunto catene di alberghi, tutto sotto il marchio King Power che è poi il nome dello stadio del Leicester.
Per il compleanno del proprietario, Vichai Srivaddhanaprabha, la famiglia ha offerto birra e ciambelle a tutti i tifosi. Sono fatti così, socievoli, in prima fila nella lunga coda dello stupore davanti a una stagione che di certo non si immaginavano. In realtà il calcio non è nemmeno la prima voce dei loro investimenti in Inghilterra. Hanno speso molto di più per la squadra di Polo, i King Power Foxes e se il gruppo di Ranieri davvero mette le mani sulla Premier, il gruppo Thai festeggia il terzo trionfo dopo la Gold Cup e la Queen Cup.
Il Messi a cavallo
Il Polo li ha portati fino alla famiglia reale e i Srivaddhanaprabha sono tanto stravaganti che si sono concessi un extra: una squadra di polo da esibizione con gli elefanti. Magnati e non di basso profilo. Dietro al miracolo che rivoluziona ogni bilancio futuro ci sono altri nababbi Certo con un diverso approccio, ma forse solo perché erano distratti dal polo. Lì hanno messo sotto contratto Facundo Pieres, il Messi della specialità, argentino e costoso come quello originale.
Con il Leicester pensavano di prendersi del tempo. Lo hanno salvato, consolidato poi il sistema è impazzino, Vardy ha segnato 21 gol, Ranieri ha messo insieme una squadra motivata e impertinente che ora sta a tre salti dall’impossibile. E gli Srivaddhanaprabha adesso sono pronti a foraggiare anche il secondo team di famiglia.