Il Messaggero, 11 aprile 2016
L’uomo che si è comprato l’esclusiva sul nero assoluto
Se Van Gogh si fosse presentato all’ufficio brevetti con un girasole in mano per reclamare i diritti su quella tonalità di giallo, l’avrebbero preso per un tipo un po’ spostato dubitando delle sue qualità artistiche. Oggi invece Sir Anish Kapoor, cavaliere della regina di inghilterra, Padma Bhushan per l’India, insignito del premio imperiale dalla famiglia reale giapponese e anche artista nella top ten mondiale, ha brevettato il suo nero personalizzato minacciando querele a chiunque provi a metterci il pennello. E non si tratta di un nero qualsiasi, ma del Vantablack, sofisticato materiale prodotto dalla Surrey NanoSystems, composto da una foresta di nanotubi in carbonio capaci di intrappolare le radiazioni lunimose al 99,965%. Evidentemente affascinato dalla possibilità di esplorare questo pozzo di oscurità, Kapoor ha deciso di metterci un portoncino blindato e ingoiare le chiavi, provocando una inevitabile – e gradita – ondata di polemiche e di dissensi. Il pittore della Regina, Christian Furr, che voleva realizzare alcune opere proprio con quel nero, ha britannicamente dissentito: «Non ho mai sentito di un artista che monopolizza un colore. I grandi come Turner, Manet, Goya erano tutti attratti dal nero. Questo nero assoluto è come dinamite nel mondo dell’arte. Dovremmo poterlo utilizzare tutti e non è giusto che appartenga a un solo uomo». Gli strali, neanche troppi a dire la verità, sono arrivati soprattutto dagli addetti ai lavori, dove si è etichettato il gesto di Kapoor come una forma disperata di megalomania poco originale, soprattutto se la spogliamo dell’aspetto ipertech.
IL PRECEDENTE
Il primo, in epoca moderna, a mettere il lucchetto ad un colore fu Yves Klein, figlio di pittori ed esploratore del vuoto zen. Dopo alcuni anni di sperimentazione registrò la formula chimica sviluppata con un verniciaio francese, battezzandola con l’acronimo IKB (International Klein Blue). Era il 1960, le sue monocromie ipnotizzavano critici e appassionati, Klein morì due anni dopo a soli 34 anni ed oggi il suo blu non è commercializzato, al contrario del Vantablack, che ha fatto gavetta prima di diventare protagonista esclusivo delle opere di Kapoor.
Il materiale è stato sperimentato in vari ambiti, nell’occultamento a scopi militari o per migliorare le prestazioni di apparecchiature ottiche, ma anche per lanciare Linx, un deodorante da uomo che sfoggia una confezione di quel nero lì. Associare un colore con quel carisma a un prodotto ne decreta il successo per manifesta inferiorità degli altri neri. Pensate al tubino di Coco Chanel che annulla le forme (e i difettucci fisici) o una Harley Davidson – azienda che ha già brevettato il rumore del suo motore – che possa vantare una livrea oscura da Ghost Rider. Possibilità infinite, anche per un artista come Kapoor che gode di questa esclusiva. «Immaginate uno spazio così buio da far perdere il senso di se stessi e del tempo. È così nero che quasi non si riesce a vedere. Ha una qualità irreale e io sono sempre stato attratto da materiali esotici per ciò che ti fanno percepire». Ha detto l’artista in una recente intervista alla BBC.
Attualmente i visitatori dello Science Museum di Londra possono assistere ai prodigi percettivi del Vantablack in un lavoro che sarà in mostra fino a giugno. Si tratta di un busto che ad occhio nudo perde le sue caratteristiche di tridimensionalità sembrando piatto. Ha fatto di meglio il sito Hyperallergic, che ha confezionato un divertente pesce di aprile in un servizio completo di foto che annunciava la copertura del famoso fagiolone realizzato da Kapoor a Chicago con la vernice hi tech.
PROTAGONISTI
Quando nel 1864 il chimico Eugène Chevreul catalogò le tinte antiche realizzate con procedimenti alchemici segreti e spesso perduti, arrivò a contarne 1.440, dal blu egiziano al porpora fenicio, fino ai rossi che presero il nome dai pittori come Tiziano e Rubens. In quel periodo irrompevano i colori sintetici, disponibili in comodi tubetti che permisero lo sviluppo della pittura open air e la nascita dell’impressionismo. Fino ad allora un’opera artistica era considerata preziosa anche in funzione della rarità del pigmento. Ad esempio, il ricercato blu oltremare, derivato dai lapislazzuli provenienti dalle Indie (da lì il nome oltre-mare) fu utilizzato in quantità esagerata da Giotto nella realizzazione della Cappella degli Scrovegni. Una forma di ostentazione di ricchezza che prevaleva sulla scelta estetica dell’artista, voluta dalla famosa famiglia di banchieri sistemata da Dante nel girone infernale degli usurai.
A distanza di centinaia di anni, il Vantablack di Kapoor recupera in parte quell’aura di mistero e magia propria dei colori preindustriali, sia per la segretezza della formula sia per il costo, a detta dei ricercatori della Surrey NanoSystems, troppo alto per essere rivelato. In attesa dei prossimi lavori total black di Kapoor, sarà difficile stabilire il confine tra manovra commerciale e provocazione artistica, gesto arrogante o ricerca visionaria. E guardare negli occhi un buco nero piatto probabilmente non ci rivelerà la verità.