Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2016  aprile 11 Lunedì calendario

Occhipinti festeggia i trent’anni della sua Lucky Red con un nuovo progetto

Sul tavolo di Andrea Occhipinti tutto è già pronto. La sua Lucky Red si prepara a entrare, in modo strutturato, nella produzione cinematografica, dopo essersi consolidata nella distribuzione fino a diventare il principale operatore indipendente italiano. Il primo titolo potrebbe essere il nuovo film di Gabriele Mainetti, il regista di Lo chiamavano Jeeg robot, la pellicola che – insieme a Il piccolo principe che con circa 9 milioni e mezzo di incasso è il più grande successo di sempre della Lucky Red – ha dato grandi soddisfazioni in questo primo scorcio di 2016, come conferma l’imprenditore. «Lo chiamavano Jeeg Robot ha avuto un ottimo risultato – dice Occhipinti –. È raro che un film italiano superi i 3 milioni di euro, meno che mai che lo faccia un’opera prima. Siamo molto soddisfatti anche per come è stato “adottato” dal pubblico e delle ben 16 candidature ai David. È qualcosa che dà speranze a tante realtà nuove. Conferma che esistono altre possibilità rispetto alla continua tendenza di riproporre modelli che già hanno avuto successo».
L’assetto
Occhipinti si appresta a festeggiare con la nuova sezione i trent’anni della Lucky Red, la società che ha portato nelle sale italiane film come I Soliti Sospetti, Shine, Priscilla, The Others, Le Onde del Destino, The Wrestler, Philomena, The Millionaire, e una raccolta di titoli vincitori di Leoni, Palme e Orsi d’oro. L’ organizzazione è sempre più integrata, vista la presenza nelle sale (tramite Circuito cinema, di cui è il socio di maggioranza), e con una forte vocazione internazionale rafforzata da True Colors, nata lo scorso autunno. «Siamo una piccola realtà che lavora in modo artigianale, nel senso di considerare ogni film una cosa unica, da trattare in modo diverso. Lucky Red è nata come società di distribuzione di cinema arthouse ma nel tempo è stata in grado di proporre con successo anche un cinema più commerciale con il marchio Key Films. Questo grazie alla diversità di gusti e peculiarità lavorative dell’intera squadra – spiega Occhipinti —. Mio nipote Valerio (Valerio Scarinci, già titolare anche del 10% delle azioni, vedi grafico in pagina, ndr ), per esempio, ha un fiuto per il gusto dei giovani diverso dal mio».
Non poca cosa in un momento in cui il mondo dei giovani sembra sempre più lontano da quello degli adulti. «Troppi giovani restano fuori da questo settore, per esempio nel campo dell’animazione dove ci sono invece delle opportunità. È un tema che a noi sta molto a cuore e per questo abbiamo in progetto di creare un “incubatore” utile a chi vuole lavorare nel campo. I talenti non mancano – pensiamo al regista di Kung Fu Panda 3, Alessandro Carloni, che è italiano —, il pubblico c’è... Si tratta solo di dare una organizzazione e un ordine».
D’altra parte, l’Italia del cinema è di fronte a una stagione nuova. E non deve perdere l’occasione. Per questo Occhipinti, che è anche presidente dei distributori Anica, sottolinea «la grande attenzione» da parte del governo e, soprattutto, insiste sul disegno di legge sull’audiovisivo che è in discussione in Parlamento. «Una carta frutto di una larghissima consultazione e che offre straordinarie possibilità». La cosa fondamentale – dice – è il fondo minimo di 400 milioni di euro. Una cifra non casuale, ma «frutto di un calcolo preciso: corrisponde all’11% di quanto produce in termini di fiscalità il settore. È importante che sia riconosciuto il valore strategico dell’industria cinematografica per l’economia e l’immagine del Paese». La legge, poi, stabilizza le risorse, valorizza le sale («uno degli anelli fragili del nostro sistema»), toglie spazio alla discrezionalità. Un insieme che, secondo l’imprenditore, «è destinato a cambiare gli equilibri attuali, a rafforzare gli indipendenti. I movimenti si vedono già. Non solo noi diventiamo produttori, ma in molti vengono da noi a proporre progetti. Prima era difficile».
I risultati
Il 2015 di Lucky Red si è chiuso, secondo le prime stime (il bilancio non è ancora stato approvato) con 33 milioni di euro di fatturato. «La nostra è una storia felice, siamo la prima società di distribuzione indipendente cresciuta sul terreno non facile del cinema di qualità. Aver costruito una solida realtà con questi presupposti è una grande soddisfazione. Mi riconosco il merito – dice – di aver scelto un team molto in gamba. La nostra forza è la credibilità. Sentire dire grazie dai fratelli Coen è qualcosa che inorgoglisce. E badiamo molto ai rapporti personali, come con Miyazaki e lo studio Ghibli che abbiamo fatto conoscere noi in Italia».
Ora, però, nuovi protagonisti sono arrivati nel nostro Paese, realtà come Netflix. «Il nostro Paese ne aveva bisogno, per troppo tempo tutto era rimasto bloccato. Sky si è riorganizzata in maniera fantastica, la vicenda Mediaset e Vivendi lascia intravedere alleanze transnazionali al di là del territorio italiano. Arriveranno, poi, Amazon e altri, i cosiddetti Ott (Over the top), tante realtà che al momento non hanno obblighi né fiscali, né di tutela dei minori, né di tetti alla raccolta pubblicitaria. Il mondo dell’audiovisivo è in continua evoluzione. Ciò che è veramente importante è che le regole valgano per tutti».