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 2016  aprile 09 Sabato calendario

Arrestato ad Anderlecht il super-ricercato jihadista Abrini

Nemmeno Mohamed Abrini si era mosso: appena qualche fermata di metro da casa. Lo hanno arrestato ieri a Anderlecht, in piazza Albert 1er davanti a un grosso concessionario, alle quattro del pomeriggio. Dopo Salah Abdeslam era diventato lui il ricercato numero uno, l’undicesimo uomo del 13 novembre, il basista, l’amico di Salah, e, forse, anche il terzo uomo del 22 marzo, il terrorista col cappello dell’aeroporto di Zaventem. Un altro pezzo della cellula delle stragi di Parigi e Bruxelles è caduto, anzi, diversi pezzi: con Abrini è stato arrestato Osama Krayem, lo svedese di originmi siriane conosciuto col falso nome di Naim Al Hamed, anche lui ricercatissimo, legato sia a Abdeslam (era arrivato in Europa il 20 settembre con Soufiane Ayari, arrestato con Salah il 18 marzo) sia agli attacchi del 22 marzo (le sue impronte sono state ritrovate, con quelle di Abrini, nell’appartamento di Schaerbeek da cui sono partiti i terroristi della metro e dell’aeroporto). Potrebbe essere il quinto uomo del 22 marzo, quello che ha accompagnato Khalid El Bakraoui, il kamikaze della stazione di Maelbeek. E anche quello che ha comprato tutti gli zaini e i borsoni dove erano stati sistemati gli esplosivi. La polizia belga avrebbe messo le mani ieri anche su un altro «pezzo» importante delle rete, Abu Amri, considerato non un semplice fiancheggiatore, ma un organizzatore. Fermati anche altri tre.
L’APPARTAMENTO
Abrini e Al Hamed potrebbero essere partiti entrambi dall’appartamento della rue Max Roos a Schaerbeek la mattina del 22 marzo, il primo col commando dell’aeroporto, il secondo con Khalid el Bakraoui diretto alla metro. Per gli inquirenti, Naim Al Hamed era già pronto a entrare in azione con Salah Abdeslam e Soufiane Ayari, sorpresi dalla polizia a Forest e poi arrestati a Molenbeek. Abrini è pero considerato un elemento chiave dell’inchiesta, testimone importante quanto Salah. L’11 novembre, alle sette di sera, compare sulle immagini della camera di videosorveglianza del distributore di Ressons, sull’autostrada A1, a nord di Parigi. Guida una Clio nera, la stessa che 48 ore dopo correrà giù per il decimo e undicesimo arrondissement a fare strage nei caffè e nei ristoranti. 
IL VIAGGIO
Accanto a Abrini, quel pomeriggio dell’11 novembre, c’è Salah Abdeslam. I due stanno andando a Parigi. Mancano pochi dettagli da sistemare: acquistare i detonatori, prendere le chiavi delle camere affittate in un residence. I due sono localizzati di nuovo all’alba del 12 novembre a Bruxelles: è il momento in cui i terroristi ripartono definitivamente per Parigi, ma Abrini non andrà. Ha comunque partecipato a tutta l’organizzazione, a suo nome sarebbero stati affittati diversi covi dei terroristi. 
GRANDI AMICI
Con Salah sono cresciuti insieme. Le famiglie Abrini e Abdeslam abitano a meno di cento metri di distanza, sulla grande piazza di Molenbeek. Frequentano gli stessi bar, le stesse discoteche, e alla fine stessa moschea, quella della rue Ransfort. Al numero 3 c’è la sede della società Tamimi, di cui Abrini è socio, liquidata a luglio scorso. In teoria è un salone di parrucchiere, oggi c’è un piccolo alimentari. Tre strade più avanti, agli Etangs Noirs, Mohamed gestisce per qualche tempo una drogheria. Trent’anni, doppia nazionalità belga e marocchina, fino al 2013 si fa notare dalla polizia per la solita roba: furti, rapine. In carcere finisce una sola volta, per qualche mese. Poi la svolta. Il fratello minore Souleymane parte in Siria nel gennaio 2014. Si addestra nello stesso campo e nella stessa cellula di un altro vicino di casa, Abdelamid Abaaoud. Otto mesi dopo, però, Souleymane viene ucciso. È allora che Mohamed decide di partire. Nel giugno del 2015 è di sicuro in Turchia, ma non è chiaro se sia riuscito o no ad attraversare il confine. Scompare da tutti i radar per ricomparire l’11 novembre a una stazione di servizio sull’autostrada Bruxelles-Parigi.