Corriere della Sera, 10 aprile 2016
Caterina de’ Medici e la violenza nella storia cristiana
Due esponenti della nomenclatura accademica hanno dato versioni differenti sulla responsabilità di Caterina de’ Medici nella strage degli ugonotti consumata a Parigi nella notte di San Bartolomeo il 24 agosto del 1572. Uno scrisse che fu proprio Caterina a impartire l’ordine; l’altro sostenne che la regina si dovette piegare al volere di Enrico IV (capostipite dei Borboni), il quale fino a poco tempo prima era proprio il capo degli ugonotti e passò alla storia per la famosa frase «Parigi val bene una messa». Quale delle due versioni può ritenersi vera o, quanto meno, verosimile?
Lorenzo MilanesiMilano
Caro Milanesi,
Caterina aveva il cuore di una madre e la testa di Machiavelli. Quando la Francia, divisa fra cattolici e ugonotti, fu sull’orlo di una guerra civile, la sua maggiore preoccupazione fu quella di evitare che le conseguenze della disputa religiosa ricadessero sulla persona e sul regno del figlio Carlo IX. Negli anni in cui era reggente, prima della morte del marito (Enrico II), aveva promosso un animato confronto dialettico nel settembre 1561 fra cattolici e riformati. Più tardi aveva progettato il matrimonio della figlia Marguerite con Enrico di Borbone, re di Navarra e grande esponente della corrente ugonotta; e aveva favorito la promulgazione di un editto che consentiva agli ugonotti di organizzare le loro funzioni religiose, purché celebrate al di fuori delle mura cittadine. Ma il maggiore gesto di conciliazione fu l’ingresso dell’ammiraglio de Coligny, capo della comunità ugonotta, nel Consiglio reale.
Nessuno di questi tentativi dette il risultato desiderato. Dopo ogni pragmatico compromesso vi era sempre qualcuno, in un campo o nell’altro, che cercava di riattizzare, con una mossa provocatoria, il fuoco delle vendette e delle rappresaglie. L’avvenimento più grave fu un attentato alla vita dell’ammiraglio de Coligny. Fu quello il momento in cui il duca di Ghisa, capo della fazione cattolica intransigente, decise di approfittare del matrimonio di Enrico e Margherita per tendere una trappola alla élite ugonotta invitata alla cerimonia.
Il massacro cominciò a Parigi, ma si estese rapidamente alle città francesi in cui vi era una forte presenza protestante e avvenne con il consenso, se non addirittura con l’ordine formale della casa reale. Secondo Max Gallo, autore di una grande storia della nazione francese dall’origine ai nostri giorni ( L’ame de la France ), Enrico salvò la vita grazie all’abiura, pochi giorni dopo l’inizio dei massacri. Il numero delle vittime, spesso fatte selvaggiamente a pezzi, fu tra 15.000 e 30.000 mila. A Roma, nei palazzi apostolici, la Notte di San Bartolomeo fu salutata e celebrata come un «trionfo della fede»; e un grande pittore, Giorgio Vasari, ebbe l’incarico di illustrarne gli episodi più sanguinosi in una sala del Vaticano, Anche nella storia del cristianesimo, come in quella dell’Islam, la violenza e la fede possono essere purtroppo i volti di una stessa medaglia.