Corriere della Sera, 10 aprile 2016
Le spese militari nel mondo sono tornate a salire
La Grande Crisi è finita, a giudicare dalle spese militari nel mondo. Forse, un’altra inizierà, più calda, sempre a giudicare da quanto i Paesi investono in armamenti. Per la prima volta dal 2011, la spesa militare è tornata a salire, nel 2015: dell’1% rispetto all’anno prima, a 1.676 miliardi di dollari, il 2,3% del Pil globale. Non è solo la ripresa di un trend che era stato interrotto dalla recessione seguita al crollo della Lehman Brothers nel 2008: c’è qualcosa di nuovo, se è vero che la crescita è avvenuta nonostante le ristrettezze di bilancio di molti Stati, in particolare dei produttori di petrolio che soffrono del crollo del prezzo del greggio. I dati vengono dallo Stockholm International Peace Research Institute (Sipri), uno dei più autorevoli nel settore, che li ha pubblicati pochi giorni fa.
La crescita non sorprende, viste le tensioni che si accumulano sul pianeta. È però interessante vedere nello specifico le tendenze. Gli Stati Uniti, di gran lunga il maggiore investitore in armamenti, hanno continuato a ridurre la spesa, del 2,4%, a 596 miliardi di dollari: ma è una riduzione molto inferiore a quella degli anni scorsi. Al secondo posto c’è la Cina, che Sipri stima a 215 miliardi (sempre dollari): una crescita del 7,4%. Al terzo l’Arabia Saudita, in aumento del 5,7% a 87,2 miliardi. E al quarto la Russia, che nonostante la crisi della sua economia ha speso nel 2015 il 7,5% in più dell’anno prima, a 66,4 miliardi. A causa del crollo del prezzo del petrolio e delle materie prime, alcuni Paesi hanno effettuato tagli drammatici del budget militare: il Venezuela del 64%, per dire, l’Angola del 42%. Ma altri esportatori di energia hanno continuato a gonfiare gli investimenti in armi, in particolare quelli coinvolti in conflitti o in zone a tensione crescente: oltre a Russia e Arabia Saudita (che per il 2016 prevedono tagli), Algeria, Azerbaijan, Vietnam.
Sipri si domanda se la riduzione delle spese militari in Occidente stia per arrestarsi. Stati Uniti a parte, in Europa gli investimenti sono scesi solo dello 0,2% : sostenuti dal forte riarmo nei Paesi dell’Est europeo ex socialista. Anche il calo nell’Europa occidentale è però rallentato, all’ 1,3%, la riduzione minore dall’inizio della crisi dell’euro. L’Italia è al 12° posto per spesa militare: 23,8 miliardi di dollari, il livello circa del 1999, molto meno dei 31,6 del 2014. È l’ 1,3% del Pil.