Corriere della Sera, 10 aprile 2016
La disabile che si fa fotografare in body di pizzo per vedere l’effetto che fa
«Guarda e dimmi cosa vedi». Valentina Tomirotti, 33 anni, una laurea, un impiego in Comune (a Mantova, dove vive) è in lingerie: un body in pizzo, poi una sottoveste fucsia, un’altra in seta verde. In alcune foto tiene in mano un paio di calze nere, finge di lanciarle. In altre ha una spazzola, uno specchio, la sigaretta. «Non possiamo piacere a tutti, ma questo vale anche per i normodotati», dice. Il suo corpo è spiazzante: ha una malattia genetica, la displasia diastrofica, che ha impedito ai suoi arti di crescere. È un corpo che non rispetta i canoni tradizionali. Ma è un corpo che si offre allo sguardo con fiducia e comunica la stessa quotidiana normalità di tutti. Il momento del risveglio, l’attesa, le chiacchiere al telefono, i sorrisi, istanti di consueta intimità dentro la propria camera da letto. Il progetto fotografico si chiama Boudoir Disability, le immagini sono di Micaela Zuliani per Portrait de femme, e raccontano la diversità usando la chiave della sensualità.
«Dunque: cosa vedi?», insiste. Vedo una giovane donna piena di vita, che gioca alla seduttrice. Arma divina, la seduzione, scrive Willy Pasini, «attitudine da vivere come un’espressione culturale capace di suscitare grandi emozioni, accendendo il nostro mondo simbolico». Ma quale mondo simbolico richiama una donna disabile?
Un’altra Valentina, Valentina Boscolo, dell’Unione italiana lotta alla distrofia muscolare, ha provato a stendere la classifica dei pregiudizi sulla disabilità femminile: la donna disabile non è attraente e non è sexy; non ha relazioni sessuali/sentimentali; non conosce la malizia; fa poco o nulla, spesso ci si meraviglia che abbia studiato e che lavori; è acida perché frustrata; è fragile e indifesa; una donna normodotata pensa che una disabile non potrà mai rubarle il fidanzato o il marito.
Boudoir Disability racconta un altro mondo possibile. «Le persone credono che l’essere diversi implichi, per forza, il dover fare delle rinunce. Ma non è così», riprende Valentina Tomirotti, spiegando che il sesso, per lei, è darsi «una prospettiva», è la «voglia di costruire un futuro». Che l’amore è essenzialmente una questione di fiducia, è «mettere la propria vita nelle braccia dell’altro». «Ho il carattere giusto – sono ostinatamente solare – e ho raggiunto una buona consapevolezza di me da potermi permettere di posare così. L’ho fatto anche per le altre donne che non hanno ancora fatto pace con il proprio corpo. Non ho il segreto per imparare ad accettarsi, per risolversi con se stessi, ma la voglia e la tenacia di portare a casa il risultato: riuscire ad essere rilassata in mezzo agli altri».
Rilassata, anche in queste foto in lingerie. «So di essere differente, ma non mi sento male o in colpa per questo – diceva Michel Petrucciani, pianista jazz —. Semplicemente sono come sono e non mi dà alcun problema. Voglio dire: chi è l’handicappato? Tu o io? Chi lo sa? Tu hai dei problemi, io ho dei problemi. Tutto qui».