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 2016  aprile 10 Domenica calendario

Mogli, mariti e guai giudiziari

E poi c’è il momento in cui la dimensione giudiziaria irrompe in un rapporto sentimentale, scardina una famiglia, spezza una coppia. Ma quel momento è sempre più vicino, anzi fa coincidere punti che dovrebbero restare divisi. Una telefonata, una battuta, un tradimento, una parola di troppo e l’inchiesta viene letta come una pochade da dare in pasto all’opinione pubblica, senza riguardo per chi soffre. Si lacera ogni diaframma tra il personale e il pubblico. E la folla spietata dimentica il giudiziario e si scaraventa famelico sul personale straziato dal pettegolezzo con il timbro giudiziario e l’altoparlante giornalistico. E svanisce il lobbismo, l’emendamento, l’aiuto, lo scambio che ha fatto partire l’ affaire su cui è scivolata rovinosamente la carriera politica dell’ex ministra Federica Guidi. E resta la «sguattera del Guatemala». E resta il «per te valgo meno di zero». E la chiacchiera crudele resta l’unica sulla scena.
Succede spesso così. Succede sempre più spesso così. Succede oramai quasi sempre così. Quando le inchieste, grazie alla formidabile narrativa invadente e oltraggiosa delle intercettazioni telefoniche, si fanno partitura verbale di rotture, scenate, dolori, allora cambia completamente lo scenario emotivo. Era inimmaginabile un sms d’amore di Anna Falchi a Stefano Ricucci pubblicato sui giornali e preso in prestito dalle carte giudiziarie: e invece è accaduto. E l’inchiesta, seguita dal carcere, ha rotto quella coppia, ma quel messaggio telefonico è restato. 
Una famiglia poteva disintegrarsi sotto il peso di un’inchiesta giudiziaria, quella dell’allora ministro della Giustizia Clemente Mastella, e con una dose di cinismo supplementare gli inquirenti hanno impedito come misura cautelare alla signora Lonardo Mastella di mettere piede in Campania, vicino alla sua famiglia: lì la famiglia non si ruppe, ma il colpo fu micidiale. Quando inchieste e campagne giornalistiche toccano gli affetti e gli amori, il quadro si fa subito emotivamente più torrido. I giornali che attaccavano Gianfranco Fini per via della casa di Montecarlo data al cognato non risparmiarono nulla sul conto di Elisabetta Tulliani e subito dalla pianta del gossip spuntarono voci di micidiali rinfacciamenti, urla, addirittura separazioni. Al portavoce di Fini, Salvatore Sottile, capitò anche di peggio nel corso di un’inchiesta di Potenza e la dimensione sentimentale venne messa a dura prova dalla propalazione di intercettazioni impudiche. Con Veronica Lario lo schema si era addirittura rovesciato: fu l’invettiva dell’allora moglie di Silvio Berlusconi contro il «drago» a cui venivano «offerte figure di vergini» a innescare le note vicende giudiziarie a carico del suo allora marito, ma quelle vicende giudiziarie, grazie alle intercettazioni, furono quelle con più successo di pubblico, il che dimostra ancora una volta quale priorità alberghi nelle preferenze dell’opinione pubblica. Inoltre c’è solo da notare la contiguità di citazioni e modi di dire, quando Federica Guidi si lamentava con il bellimbusto che era diventato «marito a tutti gli effetti» di essere ridotta a «meno di zero», mentre Veronica Lario scelse l’allusione letteraria al titolo di un romanzo della scrittrice irlandese Catherine Dunne: La metà di niente.
L’irruzione nelle vite degli altri crea sconquassi spaventosi, il pubblico non ci bada e si inebria con voluttà ficcando il naso nelle storie delle «sguattere del Guatemala». Nelle grandi vicende internazionali dove sono protagonisti corna e tradimenti l’attenzione si concentra intrusiva e feroce sulle facce, i modi di reagire, le espressioni, la rabbia, lo sconforto, l’umiliazione di Hillary Clinton quando è costretta a sorbirsi i particolari della «Sala ovale» o di Annie Sinclair quando apprende i dettagli delle turbolenze carnali di Dominique Strauss-Kahn, poi liberato dalla mannaia giudiziaria ma non dal rancore inestinguibile della moglie umiliata. Ma è con le intercettazioni telefoniche che, fatta la tara sugli aspetti più specificamente legati a un reato, le vite degli altri, le vite delle coppie, le vite delle famiglie vengono messe sottosopra, pronte per essere divorare da un’opinione pubblica che del reato, arrivati a questo punto, può fare a meno. Le intercettazioni, anche se non hanno «rilevanza penale», hanno una devastante rilevanza umana e sentimentale. Nel suo romanzo Persecuzione, lo scrittore Alessandro Piperno racconta di come Leo, messo sotto accusa e sentendosi un «paria della società», cominci a odiare la moglie «Rachel con tutto se stesso» perché lei non ascolta le sue ragioni, non è travolta dal fatto che suo marito «viene quotidianamente maciullato». Lo lascia solo. Vale meno di zero, la metà di niente. Il reato sta sullo sfondo, l’inchiesta giudiziaria parla di arresti e indagini, le vite degli altri parlano invece di rotture, sofferenze, reputazioni calpestate. La più crudele di tutte le sentenze.