Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2016  aprile 10 Domenica calendario

Gli egiziani non ci daranno mai i tabulati su Regeni

Mentre il Cairo ufficializza il rifiuto a collaborare, la Procura di Roma si prepara a vedere il bluff egiziano con una nuova rogatoria. Lo scontro ormai è totale. Ieri il ministro degli Affari esteri, Paolo Gentiloni, ha annunciato ulteriori passi dopo aver richiamato l’ambasciatore italiano al Cairo, Maurizio Massari: «Adotteremo misure immediate e proporzionali come ci siamo impegnati a fare». 
Nella conferenza stampa convocata nella capitale egiziana, per riferire gli esiti del vertice, Mustafa Suleiman, procuratore generale aggiunto del Cairo, ha ribadito: consegnare i tabulati telefonici con il traffico delle celle alla Procura di Roma è «incostituzionale», vietato dalla legge egiziana. D’altra parte, ha sostenuto, le richieste degli italiani sono state soddisfatte «al 98 per cento». 
A questo punto non tocca più ai nostri investigatori vagliare definizioni e versioni offerte alla platea locale dalle autorità egiziane ma, secondo la Procura di Roma, può essere utile intraprendere l’unica via che non è stata sbarrata dal governo egiziano. Cioè approfondire il ruolo giocato da quella banda criminale che anche Suleiman, dopo le perplessità iniziali, ha accreditato come la sola responsabile dell’omicidio di Giulio Regeni. 
Non perché il pubblico ministero Sergio Colaiocco e il procuratore capo Giuseppe Pignatone la ritengano attendibile, ma per due buoni motivi. Primo: chiarire questo passaggio significa scoprire il depistaggio egiziano. Secondo: il ruolo giocato dai banditi potrebbe illuminare meglio l’azione del governo di spostare l’attenzione dalla realtà dei fatti. Per questo domani la Procura chiederà, attraverso una rogatoria, di acquisire informazioni sui cinque pregiudicati uccisi durante il blitz di metà marzo. Si pensa che due di loro possano risultare in collegamento con l’ intelligence egiziana e aver collaborato in seguito al ritrovamento del corpo dello studente. Sperando magari di guadagnarsi un credito accettando qualche piccola responsabilità nell’epilogo oppure offrendosi di far ricadere la colpa su altri. 
I magistrati italiani chiederanno i rilievi dattiloscopici sui documenti di Regeni ritrovati proprio in casa di uno dei cinque. Così come l’analisi dei tabulati telefonici dell’intera banda per verificare se in effetti qualcuno di loro avesse individuato Regeni prima del rapimento. Archiviata l’ipotesi della collaborazione, la Procura inoltrerà anche l’ennesima richiesta formale di avere quanto richiesto in questi due mesi. Dagli indumenti indispensabili per effettuare la prova del Dna, alle immagini dell’assemblea sindacale alla quale Regeni partecipò e fu fotografato, fino ai famosi tabulati. Il risultato dipenderà anche dalle mosse del governo italiano.