La Stampa, 9 aprile 2016
Cairo, l’implacabile risanatore di conti
«In questi anni abbiamo dimostrato di avere la capacità di risanare le aziende in situazioni difficili ma anche di sviluppare nuovi progetti, come i periodici. Sono convinto che Rcs sia un gruppo con grandi potenzialità». Sono le nove di sera quando, a Borsa chiusa, dopo una giornata che ha visto volare il titolo della Rizzoli di oltre l’11 per cento, le agenzie di stampa battono la notizia: Urbano Cairo rompe gli indugi e va alla conquista del Corriere della Sera. Il presidente del Torino, con i collaboratori più stretti, fa filtrare ottimismo e si dice fiducioso su un’offerta che, spiega, «non è stata concordata con gli altri azionisti». Però si tratta «di un’operazione amichevole, fatta per il bene della società». Tre anni fa, affacciandosi in Rcs Mediagroup con una quota del 2,8% e un investimento di poco inferiore ai 15 milioni di euro, Cairo aveva annunciato: «Entro in punta di piedi. È solo un piccolo contributo da editore puro. Sono molto legato a Rcs, 18 anni fa cominciai questo mestiere prendendo in concessione la raccolta pubblicitaria di Io Donna e Tv7».
Oggi invece, dopo le battaglie sulla vendita delle sedi di Corriere della Sera e Gazzetta dello Sport e sulla cessione di Rcs Libri, Cairo è pronto a rilanciare con una strategia che, ai suoi occhi, appare chiarissima: «Il Corriere della Sera è un giornale di grandissima qualità, il più importante d’Italia. Vogliamo mantenere la tradizione e la linea di assoluta indipendenza, che deve continuare». Per garantirla, è però necessario creare un grande gruppo multimediale, con una leadership stabile, «e più forte sotto il profilo economico-finanziario».
Con l’operazione La7 Cairo s’è dimostrato un implacabile risanatore di conti. Il gruppo, sotto la proprietà di Telecom Italia, perdeva 100 milioni di euro l’anno, otto mesi dopo l’acquisto – rivendicava con orgoglio lo stesso Cairo – «era quasi in pareggio». Possibile replicare un risultato del genere con la corazzata Rizzoli? Per l’imprenditore milanese sì, facendo leva sulla lunga esperienza nella raccolta pubblicitaria e nella capacità di crescita nel settore dei periodici popolari – da Diva & Donna a Dipiù – che gli hanno consentito di fare profitti anche in un momento complicato dell’editoria. La ricetta? «Riduzione dei costi e aumenti dei ricavi», senza toccare «le qualità dei prodotti editoriali».
La possibile Rcs targata Cairo – che nell’operazione è stato assistito da Imi, la banca d’affari di Intesa SanPaolo – prevede che l’azienda resti quotata a Piazza Affari, che si doti di una struttura societaria e organizzativa molto più snella, con un management in grado di «sviluppare i ricavi sviluppando le potenzialità della Rizzoli e di ristabilire l’equilibrio economico del gruppo».
Assieme alla Cairo Communication nascerebbe «un gruppo diversificato, in grado – e il presidente ne è convinto – di diventare un riferimento» anche nelle nuove tecnologie. Secondo il lungo documento con cui Cairo ha presentato l’offerta, infatti, la strategia non può fare a meno dello «sviluppo di prodotti digitali». Per chi conosce Urbano Cairo, e la diffidenza nei confronti del web, è quasi una sorpresa.