Corriere della Sera, 9 aprile 2016
«Il sesso è un dono di Dio. I divorziati non vanno esclusi». La rivoluzione sulla famiglia di Francesco
Integrazione, accompagnamento, discernimento. Alla fine l’ha spuntata Tommaso d’Aquino: la «applicatio ad opus», la dottrina che non cambia ma va applicata ai singoli casi concreti, sempre diversi. Anche per i divorziati e risposati di norma esclusi dai sacramenti. Il cardinale di Vienna Christoph Schönborn, figlio di divorziati, sorride mentre presenta in Vaticano Amoris Laetitia, l’attesissima «Esortazione apostolica post sinodale» di Francesco: «Il discorso della Chiesa può ferire, dare la sensazione di essere esclusi…». Di qui la soluzione ideata all’ultimo Sinodo dai teologi di lingua tedesca, guidati da Schönborn: si «discerne» il caso concreto nel «foro interno» della coscienza, in dialogo con il confessore.
Una soluzione che il Papa ha fatto propria, tenuto conto di un principio fondamentale del suo magistero, riassunto nero su bianco: «Si tratta di integrare tutti, si deve aiutare ciascuno a trovare il proprio modo di partecipare alla comunità ecclesiale, perché si senta oggetto di una misericordia “immeritata, incondizionata e gratuita”. Nessuno può essere condannato per sempre, perché questa non è la logica del Vangelo! Non mi riferisco solo ai divorziati che vivono una nuova unione, ma a tutti, in qualunque situazione si trovino».
Duecentosessanta pagine, nove capitoli, 325 paragrafi che tirano le somme dei due Sinodi del 2014 e 2015. L’Esortazione è un testo ricco e complesso («non consiglio una lettura generale affrettata») che al di là delle astrazioni teoriche («tenere i piedi per terra») analizza la vita reale delle famiglie del nostro tempo. Casa, lavoro, educazione dei figli, crisi, la sessualità che non è un male ma un «dono di Dio». Esemplare è il capitolo su quelle che il Papa definisce le situazioni «cosiddette irregolari». Francesco spiega che «non sono scomunicati», invita a distinguere «l’innumerevole varietà di situazioni concrete», a «non credere che tutto sia bianco o nero», e capire che «il grado di responsabilità non è uguale in tutti i casi». Quindi affida la soluzione a una nota: per dire che «in certi casi» anche «i Sacramenti» possono «aiutare», e la comunione «non è un premio per i perfetti ma un generoso rimedio e un alimento per i deboli». L’essenziale è che le norme non sono «pietre». La dottrina va interpretata. Con realismo, ad esempio, Francesco riconosce che «ci sono casi in cui la separazione è inevitabile» e «a volte può diventare persino moralmente necessaria» se «si tratta di sottrarre il coniuge più debole, o i figli piccoli, alle ferite più gravi causate da prepotenza e violenza».