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 2016  aprile 08 Venerdì calendario

Tronca ha sfrattato il Pd dalla sede storica di via dei Giubbonari causa 170 mila euro di morosità

Il regista Ugo Gregoretti, tempo fa, affacciandosi nella storica sezione del Pd a via dei Giubbonari, ha commentato rifacendosi a Pier Paolo Pasolini: «Quando entrai per la prima volta in questa sede ho percepito la rappresentazione plastica di un partito sano in un partito malato». La malattia di Mafia Capitale, lo scandalo di Affittopoli, tutto il marcio della politica romana in cui parte della sinistra è stata complice e protagonista hanno prodotto uno tsunami sul Pd. E in questo contesto, ecco lo sfratto della sezione Giubbonari. Quella in cui sono stati iscritti, da Palmiro Togliatti in poi, quasi tutti i segretari del partito (Luigi Longo, Alessandro Natta, Achille Occhetto), i grandi dirigenti (da Giorgio Amendola a Giancarlo Pajetta, da Nilde Iotti a Emanuele Macaluso) e prima di diventare Capo dello Stato anche Giorgio Napolitano. Ora il presidente emerito della Repubblica è ritratto in un busto di bronzo poggiato in un angolo della sede.
FATTACCIO
Il fattaccio è che la sezione ha un debito di 170.000 euro con il Comune di Roma, è abusiva dal 1946 in quanto vanta solo una concessione d’uso e non un contratto d’affitto e spera di salvarsi dallo sfratto in virtù del suo blasone. Visto che è anche una sorta di museo della memoria comunista, un luogo in cui si fermano i turisti e lo ammirano come fosse un pezzo del film «Goodbye Lenin» e dicono «pittoresco, molto pittorescoooo» di fronte alle foto di Gramsci e del Che, alla riproduzione del Quarto Stato e alle opere di Marx e Engels a cui sono stati affiancati negli ultimi anni anche i romanzoni american psyco di James Ellroy e lo svolgimento di corsi di canto gregoriano, le lezioni sui «profumi d’autore» o sulla street art e insomma in epoca di post-politica anche in un posto che più novecentesco non ce n’è si cerca di diversificare. Ma questa sezione – a cui è iscritto Fabrizio Barca, l’ex ministro e studioso che ha censito i circoli Pd e questo lo ha definito «identitario» in mezzo a molti altri bollati come affaristici e pericolosi – il debito lo vuole pagare o no? Vorrebbe pagarlo ma non può perchè non è titolata a farlo occupando questi spazi senza contratto e se pure ci riuscisse non è detto che ce la farà a restare in queste due stanze che hanno visto di tutto. Compreso il passaggio di Silvio Berlusconi. Che un giorno si affacciò qui dentro, si mise a chiacchierare simpaticamente con i compagni, ma uno non gli vuole stringere la mano («Non perchè sono comunista ma perchè sono juventino», spiega) e il Cavaliere sorridendo: «Come siete tristi».
LA RESISTENZA
Il Pd si appella al commissario prefettizio, Tronca: «No allo sgombero». Quelli della sezione sono in trincea: «Vogliamo pagare e faremo di tutto per non andare via». Anche barricarsi qui dentro? Il ricorso del circolo Pd presentato al Tar è stato respinto. Ora provano a rivolgersi al consiglio di Stato e comunque: vincerà il resistere-resistere-resistere della storica sezione rossa oppure il Comune di cui la segretaria del circolo, Giulia Urso, dice: «Stiamo raccogliendo i soldi per saldare tutto, abbiamo già dato 25mila euro e molti altri ne stanno arrivando da tutto il mondo ma il Campidoglio non ci riceve e non ci risponde»? Il Codacons ha perduto al pazienza: «Le sentenze dei giudici si rispettano. O il circolo Pd paga entro pochi giorni gli arretrati, comprensivi di interessi, o l’immobile che ospita la sede dovrà tornare nelle disponibilità dell’amministrazione di Roma, con le buone o con le cattive». Sarà guerriglia a via dei Giubbonari? E se il prossimo sindaco della Capitale sarà il democrat Giachetti magari le possibilità di salvarsi ci sono e se invece al Campidoglio andranno la Raggi o la Meloni o Marchini – il cui movimento civico ha sollevato il caso dell’Affittopoli delle sedi di partito – saranno guai seri? Questo si vedrà. Ma resistere allo sgombero, appellandosi al diritto «etico e civile» di poter restare dove stanno, non parrebbe la soluzione migliore. E probabilmente, si ripeterà anche a via dei Giubbonari una scena ormai usuale. Passeggiando per Roma, e orecchiando le chiacchiere dei passanti, talvolta capita di sentire uno che dice a un altro: «Ma qui, una volta, non c’era la sezione del partito comunista italiano?». Che poi è diventato Pd, ma anche questa targa sul palazzo sta per essere sbullonata.