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 2016  aprile 08 Venerdì calendario

Fobie e paure dei grandi del golf (ora che è iniziato l’Augusta Master)

Aiutano la concentrazione, fanno parte del Dna delle stelle, sono le manie del green, le hanno tutti, dai primi dieci del mondo ai giocatori della domenica. Benvenuti nel mondo del golf, da ieri sul palcoscenico dell’Augusta National club, in Georgia: si gioca il Major della tradizione, in palio la giacca verde e un posto nella storia. «I tic ti aiutano, danno carica», racconta Costantino Rocca, uno dei più grandi golfisti italiani: «Ancora oggi metto nella sacca i tee (un chiodo di plastica su cui si appoggia la palla, ndr) rossi. Ricordo Ballesteros, prima di uscire dal bunker si toccava i pantaloni».
Bubba e il caddie
Il golf è un collettore di stress ed è preda di riti e superstizioni: fobie mascherate e analizzate da psicologi. Lo confessa l’americano Bubba Watson, celebre per le sfuriate con il povero caddie Ted Scott. Watson ha fatto outing alla trasmissione «60 minutes» della CBS: «Ho problemi mentali. Ho paura del buio, delle folle e del pubblico. Quando giochi è spaventoso, c’è troppa gente». Ma non solo: «Temo che gli edifici mi cadano addosso, ho paura dei dossi». Il caddie, quando riesce, sta al gioco: «Bubba è un casino, ma è quasi divertente». I riti si sprecano. Jason Day, l’attuale n. 1 al mondo, australiano di madre filippina, ha riti più importanti. Prima delle gare, deve vedere o sentire i figli e stringere la mano al coach Colin Swatton. Due «segnali» motivati: il nuovo re del green perse il padre a 12 anni. Ma quel padre era violento, lo picchiava quando sbagliava. Lui è cresciuto con la mamma, che con dolcezza e sacrifici («Eravamo poveri») l’ha guidato al successo. Ora lui, per scacciare i fantasmi, deve dimostrare ai figli di essere un padre premuroso. Swatton è una sorta di ringraziamento al destino: «Colin è il mio braccio destro, non posso giocare se non mi dà la benedizione».
La maglia rossa di Tiger
Nella vita dei nuovi padroni del golf, non può mancare Tiger Woods. Tutti sono cresciuti nella sua ombra, con il suo poster in camera e Jason ha il privilegio di discutere di golf con lui: «L’altro giorno abbiamo parlato al telefono 50 minuti». Tiger, oltre agli scandali, è un altro bel campione di tic. Finché è rimasto in vetta, non ha mai rinunciato alla maglia rossa da indossare alla domenica, il giorno più importante del torneo. «L’ho sempre fatto dai tempi del college – ha detto – e ha funzionato. Perché cambiare?». L’irlandese Rory Mcillroy, invece, non vuole tee gialli nella sacca: a lui portano male. Spieth è il perfettino del gruppo. Laurea nel college dei gesuiti, trova forza e serenità pensando alla sorellina autistica: «Aver vissuto con lei mi aiuta a rimettere tutto nella giusta prospettiva. Questo è solo un gioco. Io la tensione la combatto così».