Corriere della Sera, 8 aprile 2016
Un tour tra le case della Londra offshore
Sarà pure un uomo «distante e poco carismatico», come sommariamente lo aveva descritto l’ambasciatore americano ad Abu Dhabi in una nota riservata al Dipartimento di Stato qualche anno fa. Ma il presidente degli Emirati Arabi Uniti nel mondo globale degli affari e degli investimenti sa muoversi con disinvoltura invidiabile. Ovviamente sfruttando, come meglio non si può, le schermature delle società nei paradisi fiscali.
Ed è così che lo sceicco Khalifa bin Zayed al Nahyan, sovrano di Abu Dhabi e presidente degli Emirati Arabi Uniti, è diventato padrone di mezza Londra o per meglio dire di un tesoro (palazzi, negozi, appartamenti) stimato attorno al miliardo e 200 milioni di sterline (1 miliardo e mezzo di euro). Mayfair, la zona più cara di Londra, è per poco più di metà del Duca di Westminster e per il resto sua e della sua famiglia. Dell’emiro al Nahyan.
I Panama Papers, oltre a creare grattacapi a David Cameron per via delle attività che facevano capo al padre (morto nel 2010) e di cui il premier ha ieri giurato di non avere beneficiato e di non beneficiare, né ora né in futuro, rivelano che una fetta consistente del patrimonio immobiliare della capitale e del Regno Unito (pari a 170 miliardi di sterline, 209 miliardi di euro), è saldamente nelle mani di 31 mila società offshore e che una su dieci di queste società passa dai servizi legali panamensi.
In parte si sapeva. Ma gli 11 milioni e mezzo di documenti usciti dai computer della Mossack Fonseca raccontano chi c’è dietro ai prestanome e alle fantasiose sigle che manovrano il mercato londinese.
Ed ecco allora che capi o ex capi di Stato, ministri, persino ex capi di servizi segreti, oligarchi russi e banchieri si ritrovano nella lista dei «padroni» di Londra.
In sé e per sé non c’è nulla di illegale, si tratta semmai di capire se le manovre offshore siano servite per evadere o eludere le imposte e se, come scrive il Guardian, siano state la leva per gonfiare i prezzi delle case nelle strade più alla moda di Londra.
Certo è che l’emiro di Abu Dhabi, nonché presidente del fondo «Abu Dhabi Investment Authority» con 800 miliardi di dollari in pancia, insignito dalla regina Elisabetta del titolo di Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine del Bagno (occorre sottoporsi a un bagno purificatore) è il numero uno dei «proprietari segreti» di Londra: Mayfair, Kensington, Oxford Street, Richmond. Il meglio. Grazie ai paradisi.
Ma la compagnia dei Panama Papers è nutrita. A Chelsea, dietro a Sloane Square, ha una casa l’ex primo ministro dell’Iraq, Iyad Allawi, che governò all’indomani della caduta di Saddam Hussein. Il suo portafoglio lo completa un palazzo a nord di Hyde Park.
Poco distante da dove hanno fatto spese «schermate» la famiglia dell’ex presidente sudanese Ahmad al Mirghani e, a Park Lane, l’attuale premier pachistano Nawaz Sharif che, con una girandola nei sancta sanctorum fiscali, ha intestato alcuni appartamenti alla figlia.
Londra fa gola, d’accordo. Ma quanto gli investimenti «occulti» hanno drogato le quotazioni?
Le due figlie del presidente dell’Azerbaigian, Lula e Arzu Alyeva, sono beneficiarie di una villa da 17 milioni ad Hampstead.
Il presidente del Senato nigeriano, Bukola Saraki, ha problemi di giustizia in patria (lo difendono 79 avvocati) però si consola con le proprietà (oltre sei milioni di euro) non ufficiali a Belgravia. Mentre a Battersea Park la famiglia dell’ex capo degli 007 siriani (morto), Ghazi Kanaan, non distante dalla sede dell’intelligence britannica, si gode l’eredità.
La ragnatela panamense sulle rive del Tamigi è fitta. Nasconde potenti o ex potenti uomini di Stato. E uomini d’affari.
Il russo Leonid Fedun (petrolio) controlla un appartamentino da 23 milioni di sterline in One Hyde Park. Il suo compatriota German Khan (gas e petrolio) una casa da 62 milioni di sterline in Eaton Square. Il banchiere inglese Michael Geoghegan, amministratore delegato del colosso Hsbc ai tempi della crisi, ha immobili a Kensington. Il gioielliere Laurence Graff si accontenta di un palazzo in Bond Street. È la Londra offshore. Segreti che cadono coi Panama Papers.