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 2016  aprile 07 Giovedì calendario

Tutti i trucchetti per rubare soldi con la sanità

La funzionaria di una Asl non era andata per il sottile falsificando i rimborsi dovuti agli assistiti per dirottarli sui conti correnti dei propri parenti. Ma di solito il malaffare usa stratagemmi molto più raffinati. E odiosi.
Come quelli sulle liste d’attesa. «Nella maggioranza dei casi scoperti – rivela Francesco Macchia, presidente dell’Istituto anti-corruzione in sanità Ispe – il trucco utilizzato dai responsabili del servizio è quello di gonfiare le liste d’attesa, per poi dirottare i pazienti verso il privato».
Dove magari il primario lavora o possiede quote societarie». «Altre volte, come nel caso avvenuto a Salerno, si propone l’intervento in clinica a cifre stratosferiche per poi paventare la possibilità di cavarsela in tempi brevi nell’ospedale pubblico, non senza il versamento di un obolo». Nella chirurga dell’ospedale salernitano si trattava di ben duemila euro.
Manager Asl che preferiscono mantenere l’anonimato raccontano poi di primari che lasciano sempre libero qualche letto per i pazienti che dietro laute parcelle visitano privatamente. Come fanno i ristoratori per i clienti più affezionati.
«Uno dei trucchi più utilizzati – spiega sempre Macchia- è quello di sovrafatturare i servizi di mensa, lavanderia, riscaldamento e gli acquisiti di beni non sanitari in genere. Compro 100 camici e ne fatturo il doppio. Oppure si acquista molto più di quel che occorre. E magari si getta il cibo avanzato nella spazzatura».
Poi ci sono i macchinari offerti in comodato d’uso gratuito dai fornitori. Tutti soldi risparmiati, verrebbe da dire. Peccato si tratti spesso di dispositivi con pezzi soggetti rapidamente ad usura. E quelli la Asl deve pagarli acquistandoli al “generoso” fornitore, che così sbaraglia la concorrenza. Magari dopo aver omaggiato qualche addetto agli acquisti. Meno raffinata è la pratica di acquistare senza gara dispositivi medici che non servono proprio, come documenta in un librone degli sprechi il Tribunale dei diritti del malato.
Nell’elenco dell’Ispe figurano invece «gli accordi preventivi con le ditte partecipanti a gara». «In pratica – spiega il presidente – chi deve indire il bando si accorda con il fornitore nel definire l’identikit del prodotto da acquistare, che guarda caso combacia con quello commercializzato dalla ditta in combutta». Anche questo alla faccia della concorrenza.
Poi c’è quella che tecnicamente si chiama «esclusività di un bene di servizio». Tradotto dal burocratese all’italiano: «Il medico si appella all’infungibilità, ossia alla non sostituibilità di quel dispositivo sanitario con altri simili in modo da aggirare l’obbligo delle gara d’acquisto».
Infine ecco la nomina di soggetti «non imparziali» nelle commissioni d’acquisto. Quei conflitti d’interesse che inquinano la sanità. E non solo.