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 2016  aprile 07 Giovedì calendario

Camila Giorgi e il padre padrone. Un caso di psicoanalisi più che di tennis

Sergio Giorgi appartiene alla categoria di personaggi che se non esistessero bisognerebbe inventarli. Nel tennis italiano di questi giorni il suo nome è sulla bocca di tutti. È il papà – ma anche il coach – di Camila, la promessa azzurra che ha rifiutato la maglia azzurra e ha rotto i rapporti con la Federtennis.
Per molti è lui il colpevole. È lui ad aver giocato il ruolo chiave nel contenzioso (ormai quasi giudiziario) con la Fit. L’ennesimo padre-padrone del tennis, sport dalla lista lunga (Graf, Dokic, Lucic, Williams, Pierce, Capriati, Bartoli, ma anche Agassi e Tomic per gli uomini), a cui la figlia obbedisce per filo e per segno. Un personaggio, dicevamo. Ingestibile, secondo l’accusa. E lui, Sergio, nulla ha fatto per sottrarsi alle malignità. «Io sono come Marcelo Bielsa, El Loco del calcio: attaccare, sempre». Da argentino ad argentino.
I Giorgi infatti arrivarono a Macerata nel novembre 1991, un mese dopo nacque Camila. C’erano già Leandro e Antonela, poi arrivò Amadeus. Ma di strada ne avevano già fatta tanta, dal Sudamerica agli Usa fino alle Marche. Con qualche coda, non proprio positiva, come scrisse qualche anno fa Sports Illustrated raccogliendo le testimonianze di investitori che accusavano i Giorgi di aver preso soldi senza mai averli restituiti. «Storia piena di pettegolezzi più che di prove, fossimo truffatori avrebbero bloccato visti e conti correnti in pochi giorni, quando eravamo negli Usa. Tutti sanno dove trovarci, Camila gioca i tornei» fu la replica stizzita. Però mai smentì la sentenza del tribunale di Hillsborough County, Florida.
Ma non è che Giorgi senior sui court della Wta brilli per simpatia: «È fuori da ogni etica. Insulta, dice parolacce» lo accusò Pablo Arraya, ex tennista degli anni ’80. E mister Wozniacki, papà di Caroline, rincarò la dose: «Era seduto vicino, mi ha strattonato quando sua figlia vinse un punto». Sergio è così, viscerale come pochi. Anche politically incorrect, talvolta: «Il doping è fuori controllo, tanto vale legalizzarlo». In realtà già nel 2012 aveva anticipato quel che pensava della Fed Cup: «È una manifestazione che non mi piace, perchè lo ritengo un torneo politico tra federazioni, molto più che tra nazioni».
Oggi Giorgi sr fa spallucce alla Fit: «Che fanno, mi spezzano le gambe?». È dal 2011 che la famiglia Giorgi relativizza la vita in modo diverso, da quando la figlia Antonela perse la vita a Parigi in un incidente. La stessa Camila fu ad un passo dal ritiro. Fondamentale, in quel periodo, fu mamma Claudia, ex professoressa e ora fashion designer, il vero collante della famiglia: «Come famiglia abbiamo sempre risolto i momenti difficili, insieme. Odio le inesattezze sul nostro privato» disse una volta. Ma la massima di Sergio senior è questa: «Il tennis è un riassunto della vita. E nella vita c’è chi gioca sporco, usa i gomiti, gli sgambetti, o ti pianta un coltello nella schiena. La vita è una giungla: devi essere pronto a tutto». Voilà, è il clan Giorgi.