Corriere della Sera, 7 aprile 2016
Piero Salvatori, il violoncellista che ha scoperto a 36 anni di essere malato di fibrosi cistica
Il libro Open di Agassi è uno dei suoi preferiti, per quel processo di immedesimazione che porta a riconoscersi nelle vite degli altri. «Mi regalano il libro e mi ritrovo a passare ore sui tasti di un piano, pensando a quelle pagine. Ami ogni cosa che è profondamente in te, ma al tempo stesso la odi», racconta Piero Salvatori nelle 16 piccole storie che presentano gli altrettanti brani contenuti nel suo nuovo album Fly Away prodotto da Sony.
La storia di Piero Salvatori, 45 anni, violoncellista che ha virato verso un concetto pop di musica classica, ha dei punti di contatto con quella del tennista. È una storia di tenacia e talento: con un look che lo avvicina a Giovanni Allevi, Piero Salvatori accetta di condividere con il pubblico un segreto scoperto a 36 anni. È malato di fibrosi cistica: i genitori hanno deciso di tenerglielo nascosto, per non privarlo della «normalità». Dopo i primi momenti di confusione, ha scelto di non concentrarsi su questo. «Non rifiuto le cure, ma la mia medicina è pensarci meno possibile e dedicarmi alla musica, per me una vera terapia. Tranquillizzo la gente che ha la fibrosi dicendo: ti sembro malato? Coraggio!». Figlio di una maestra elementare e di un professore di elettrotecnica, nasce a Caprarola, 5 mila anime in provincia di Viterbo: i genitori non hanno soldi da buttare, ma non lesinano sulle lezioni di musica per i figli.
La famiglia decide che Piero sarà un musicista, come il fratello che suona il pianoforte e la sorella violinista. «Anche io studiavo piano, ma il direttore della scuola ci aprì un mondo: “Perché Piero non prova con il violoncello?». La storia artistica è un susseguirsi di studi intensi e incontri fortunati. Un anno e mezzo fa, la strada del musicista incrocia quella della Fondazione Maimeri: Gianni e Silvia Maimeri ideano insieme a lui l’evento «Milano Solo», all’Auditorium di Milano, i cui ricavati vanno alla ricerca sulla fibrosi cistica. Al concerto c’è anche Maria Lina Guarino che si innamora della sua musica: fa ascoltare i brani a Luciano Rebeggiani, direttore di Sony Classical and Jazz.
Nasce così l’idea di un cd, con 16 brani inediti, tranne Giallo Arancio. Ci sono anche due rivisitazioni, il Cigno di Saint-Saens e il Preludio della prima Suite di Bach: ma anche omaggi a persone care, come Hid & Lenny, i due gemelli di Gianni e Silvia (il video sarà girato da Tony Trupia, regista di Itaker). C’è poi Il vento soffia sui pini, scritto dopo l’incontro con l’imprenditore Brunello Cucinelli, e Open dedicato ad Agassi, quasi un alter-ego.
Al posto del drago sputapalle inventato dal papà di André per gli allenamenti, Piero inizia il suo percorso con una tastierina Bontempi. Prima dell’ingresso nella Bmu Intersuoni, manager di artisti come Gilberto Gill e Ezio Bosso (il pianista rivelazione a Sanremo affetto da Sla che ha definito la musica «una terapia»), le crisi sono tante.«A volte ho odiato il violoncello, mi sono sentito soffocato». Invece di entrare all’Accademia di Santa Cecilia, dove vince l’audizione, decide di andare in tour con Baglioni. «Lui mi ha fatto capire che ci si può liberare dalle etichette. Voleva diventare un architetto e lo ha fatto, mentre era già una star». Sono arrivati poi Gino Paoli, «che ti scava dentro con i suoi occhi fluorescenti» e Ornella Vanoni, «ti capisce senza che tu spieghi: soffrivo per amore in silenzio e mi ha detto: “vedrai che tutto passerà”».
Al centro c’è sempre stata la passione per la musica. «Suonare è un privilegio. Un insegnante di oboe mi ha detto: ovunque ti esibirai, fallo sempre al meglio». Ma prima ancora, c’è l’amore per la vita e per l’amicizia: il titolo Fly Away è un omaggio a un amico scomparso in volo. «Me lo ha suggerito lui, ha trovato il modo di farsi vivo, mentre mi radevo la barba. Questo disco è dedicato agli affetti veri».