La Gazzetta dello Sport, 7 aprile 2016
Qualche centinaio di manifestanti hanno reso da prima pagina il viaggio di Renzi a Napoli, programmato da un pezzo per la riunione della cabina di regia su Bagnoli

Qualche centinaio di manifestanti hanno reso da prima pagina il viaggio di Renzi a Napoli, programmato da un pezzo per la riunione della cabina di regia su Bagnoli.
• Bilancio degli scontri?
Poca cosa. Undici poliziotti feriti leggermente (il più grave ha una prognosi di dieci giorni). Un po’ di spavento per i turisti. Nessun fermo, nessun arresto. Il corteo, che ha bloccato il lungomare, era formato da comitati cittadini per Bagnoli, collettivi studenteschi e centri sociali. In testa lo striscione «Napoli sfiducia il Governo Renzi» e un Pinocchio con la maglia del Partito democratico. Cori, maschere di Pulcinella e cartelli con le scritte «Napoli città ribelle», «No al governo delle lobby e degli speculatori», «Non c’è trippa per ratti, Renzi torna nelle fogne». In piazza Dante uno striscione gridava «Renzi via da Napoli». Altri manifesti contro i provvedimenti più celebri del premier, Jobs Act, Buona Scuola e Sblocca Italia. «Bagnoli libera da commissari e affaristi», «I nostri mari non si trivellano», eccetera eccetera. Secondo quanto riferiscono le agenzie i primi a tirare sassi contro i poliziotti che bloccavano la via verso la Prefettura sono stati i manifestanti, da cui sarebbe partita anche qualche molotov. I celerini hanno risposto con lacrimogeni, getti d’acqua e simili. Non varrebbe nemmeno la pena di parlarne se non fosse che Bagnoli è un problema enorme e all’apparenza insolubile, e comunque mai risolto.
• La questione riguarda Bagnoli o le trivelle? Come mai questi cartelli allusivi al referendum?
A parte il fatto che il corteo voleva contestare Renzi alla radice, un legame tra la faccenda del referendum e Bagnoli esiste. Ed è questo: il referendum, per la prima volta nella storia d’Italia, è stato promosso da nove regioni, che non vogliono lasciare allo Stato l’ultima parola sulla politica energetica del Paese (chi deve decidere se trivellare o no in un certo posto, alla fine, Roma o gli Enti locali?). Allo stesso modo per Bagnoli: l’area, dove si produceva acciaio, è dismessa dal 1993, e da allora attende di essere bonificata. Non l’ha fatto lo Stato con i vari strumenti amministrativi che si è dato in questo periodo (tra questi Bagnolifutura, società pubblica fallita con un buco da 200 milioni e sede del solito magnamagna generalizzato), non l’ha fatto neanche il sindaco di Napoli Luigi De Magistris nei suoi cinque anni di amministrazione. Renzi alla fine del 2014 ha approvato una legge per il recupero e la riconversazione dei siti industriali dismessi, e tra questi specialmente Bagnoli. La legge prevede la nomina di un commissario e la sottrazione del problema Bagnoli alla competenza del Comune. Anche qui, perciò, c’è al fondo uno scontro tra il governo centrale e un governo locale.
• E i manifestanti che vogliono?
I manifestanti, come i sindacati, tifano perché la faccenda rimanga in loco. È più facile condizionare un sindaco che un governo. De Magistris fa la faccia feroce contro Roma, sicuro che questo gli assicuri popolarità e, a giugno, la rielezione. Ieri ha detto: «Renzi deve stare sereno, non metterà le mani sulla città» e ha disertato l’appuntamento in Prefettura dove lo aspettava il premier. Si sa che il sindaco punta anche alle elezioni del 2018 e al Parlamento. Si muove nello stesso modo, del resto, il governatore della Puglia Michele Emiliano, che sta cavalcando alla grande il referendum delle trivelle puntando a presentarsi come l’anti-Renzi al congresso democratico dell’anno prossimo. Anche Emiliano, come De Magistris, è un ex magistrato.
• Che cos’è questa «cabina di regia» alla quale ha partecipato Renzi?
È un gruppo di lavoro formato dal commissario per Bagnoli Salvatore Nastasi, dal sottosegretario De Vincenti, dal sindaco di Napoli e dal presidente della Regione, Vincenzo De Luca. De Magistris non è andato. A suo tempo aveva spiegato che la cabina di regia su Bagnoli «è un luogo pericoloso» dal quale è bene «tenersi lontani».
• In definitiva, su questo problema, Renzi che vuole fare?
Ieri ha annunciato uno stanziamento di 272 milioni. «Non date ascolto alle ricostruzioni farlocche: non c’è nessuna cementificazione, ma solo il rispetto rigoroso del piano regolatore di Vezio De Lucia (varato dal grande urbanista dopo il terremoto del 1980
- ndr). Noi non toccheremo il prg che è di competenza del Comune. E non solo: eliminiamo la “colmata”, eliminiamo cioè il più grande scandalo ambientale, bonificando 230 ettari e rimuovendo due milioni di metri cubi tra colmata e mare di rifiuti lasciati per anni in condizioni atroci. Bonifichiamo le terre, bonifichiamo il mare: non ho esitazioni nel dire che stiamo procedendo alla più grande opera di recupero ambientale della storia italiana. Vale più di dieci abbattimenti di ecomostri. Con buona pace delle polemiche di chi per anni non ha mosso un dito». Il premier è andato anche a un forum con i colleghi del Mattino. Ha detto: «Sono affezionato alle proteste. Tornerò».