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 2016  aprile 06 Mercoledì calendario

La guerra per il nuovo campo del Roland Garros

Ci sarà alla fine un tie-break tra la ministra dell’ambiente Ségolène Royal, socialista, e la sindachessa di Parigi, Anne Hidalgo, socialista anche lei, che metterà fine alla guerra tra ambientalisti e appassionati di tennis per la costruzione del nuovo campo del Roland Garros, l’Open internazionale che si gioca ogni anno tra la fine di maggio e i primi di giugno, appuntamento irrinunciabile per milioni di sportivi francesi (e non solo)?
La guerra per il nuovo campo del Roland Garros, che la Ftt, la Fédération française de tennis, vorrebbe costruire all’interno delle famose Serres d’Auteil, il giardino botanico disegnato alla fine dell’Ottocento dall’architetto Jean-Camille Formigé e dichiarato patrimonio storico della città nel 1998, va avanti da quasi sei anni, dal 2010, quando l’allora sindaco di Parigi, Bernard Delanoë, socialista, preoccupato di perdere il torneo internazionale di tennis, diede il via libera al presidente della Federazione, Jean Gachassin (oggi al centro di uno scandalo a base di note-spese truccate e di appropriazione indebite, stile Fifa insomma), e firmò la licenza edilizia per un nuovo campo da 5mila posti coperti.
Che, però, è rimasto sulla carta nonostante l’impegno della Federazione a investire 400milioni di euro e a pagare tre milioni all’anno di affitto alla marie, al comune di Parigi.
Quello che Gachassin e il suo direttore generale Bernard Giudicelli non avevano messo in conto è stata l’opposizione degli abitanti del quartiere, il borghesissimo e francesissimo 16° arrondissement, in cui vivono, per dire, gli eredi dell’architetto Formigé, grand commis, uomini politici del calibro della signora Royal, ex compagna del presidente Hollande, ministro dell’ambiente. «Ce projet est scandaleux. On pourrait faire un occupation des lieux», è un progetto scandaloso, bisognerebbe organizzare un’occupazione del cantiere, scriveva nel 2012, quando non era ancora al governo, la Ségolène in una mail indirizzata agli eredi dell’architetto delle Serres d’Auteil e alla signora Lise Bloch-Morhange, altra riveraine, altra residente chic del quartiere, quella che ha raccolto 80 mila firme e ha bloccato tutto. Fino ad arrivare all’ultima decisione del tribunale amministrativo che ha sospeso, la settimana scorsa, il permis de construire firmato da Delanoë.
Ora la Federazione e la marie di Parigi faranno opposizione e si dovrà aspettare una nuova decisione della magistratura amministrativa che, però, non arriverà prima della fine dell’anno. A cantiere chiuso, naturalmente. Perché anche la marie? Perché il nuovo sindaco, la Hidalgo, che pure si presenta come una paladina dell’ambientalismo (si veda ItaliaOggi del 4 aprile, ndr), ora alla guida del Cop21, la Conferenza sui cambiamenti climatici, e da ieri candidata alla presidenza di Cities40, un’associazione che raggruppa 83 metropoli di tutto il mondo impegnate nella lotta all’inquinamento, sta dalla parte della Federazione e vuole a tutti i costi il nuovo campo del Roland Garros dentro le Serres d’Auteil, il giardino botanico di fine Ottocento, patrimonio storico della città, che confina con l’attuale terreno di gioco.
Sentite come difende il progetto del nuovo campo: «L’extension de Roland Garros est la meilleur option. Seules des serres sans valeur patrimoniale seront destruit», la scelta di ampliare il Roland Garros sui terreni del Giardino botanico è la soluzione migliore, solo le serre senza gran valore storico saranno distrutte. Sembrano le stesse parole del direttore generale della Federazione, Giudicelli: «Le Serres d’Auteil non le conosce nessuno. Grazie a noi, al nuovo campo del Roland Garros, l’architetto Formigé diventerà famoso come Gustave Eiffel».
Ironie a parte, si tratta di un investimento di 400 milioni di euro a cui nessun sindaco rinuncerebbe volentieri. E poi è immaginabile Parigi senza il Roland Garros?, fa notare l’assessore allo sport Jean-François Martin. Sarebbe come Londra senza il campo di Wimbledon. Ma davvero non c’era altra soluzione che ricoprire un po’ di serre dell’Orto Botanico del Bois de Boulogne e far inviperire i rispettabili abitanti del 16° arrondissement (compresi la signora Royal e gli eredi dell’architetto Formigé?
A suo tempo, il sindaco di Boulogne-Billancourt (comune confinante con il 16° e con il Roland Garros), Pierre-Christophe Baguet, repubblicano, si era detto pronto a cedere un terreno alla Federazione proprio nei giorni in cui Gachassin minacciava il sindaco Delanoë, di smontare tutto e trasferirsi a Versailles, a sud ovest della città. Ecco, la guerra del Roland Garros, che quest’anno (dal 22 maggio), e chissà per quanto ancora, si giocherà sul vecchio campo, è maturata in questo clima di contrapposizioni politiche, gelosie, manovre sotterranee. Il set decisivo, il tie-break, è ancora lontano.