Il Messaggero, 6 aprile 2016
Scandalizzarsi per l’Aids va ancora di moda. Purtroppo
L’Aids fa ancora scandalo. Le parole della malattia fanno ancora scandalo. Prima un fumetto, poi un video con Raoul Bova oggi è il mondo della moda ad insorgere.
Si arrivò a gridare «Al lupo! Al lupo» in Senato nel 1993 quando alla campagna anti-Aids del ministero della Salute fu vietato l’ingresso nelle scuole. Protagonista era Lupo Alberto il fumetto, oggi poco più che quarantenne, inventata da Guido Silvestri. Un libretto quadrato e piccolo in cui l’anti-eroe spiegava ai giovanissimi come proteggersi dall’infezione. L’allora ministro dell’Istruzione Rosa Russo Jervolino disse “no”. Con ogni probabilità perché si parlava abbastanza esplicitamente di profilattico. Di quell’opuscolo oggi ci ricordiamo solo la polemica. Quella con la P maiuscola perché è stata la prima a far discutere sulle parole da usare per tenere lontana l’infezione.
IL PROFILATTICOUna decina di anni dopo è di nuovo scontro. Siamo nel 2012 e il ministero della Salute, per la Giornata mondiale dell’Aids il 1 dicembre, ha preparato uno spot in bianco e nero “tagliato” solo dal fiocco rosso simbolo della malattia. Lo slogan: «La trasmissione sarà interrotta il prima possibile. Uniti contro l’Aids si vince». L’accusa: è stata censurata la parola profilattico.
Pronta la replica del ministero che a stretto giro si è corretto, parlando di «errore tecnico» nel caricamento del filmato su Youtube. E pubblicando il nuovo spot.
Oggi, in tempi in cui le campagne di informazione anti-virus Hiv latitano, a “svegliare” dal torpore mediatico che avvolge la malattia ci ha pensato Donatella Versace. Un urlo contro il “claim” scelto quest’anno da Convivio Milano, la tradizionale mostra mercato che mobilita grandi griffe a favore di Anlaids Lombardia, un appuntamento biennale nato da un’idea dello stilista Gianni Versace nel 1992.
La locandina dell’appuntamento a giugno mostra i volti delle due testimonial, due miti della moda come la direttrice di Vogue Italia Franca Sozzani e la stilista Donatella Versace, con il messaggio choc “L’Aids è di moda”. Messaggio sommerso, nel web, tra i commenti dei favorevoli e contrari. Nella locandina i promotori ricordano i numeri dell’infezione in Italia e nello slogan Versace e Sozzani dicono: «Io ci metto la faccia, a te chiedo di fare shopping. Meglio fashion victim che Aids victim».
«Tengo a far sapere – dice Donatella Versace – di non aver dato la mia approvazione alla campagna relativa all’edizione di Convivio 2016 divulgata in questi giorni “L’Aids è di moda” che non condivido. La mia lotta contro la malattia continua con immutato impegno e con i mezzi e le parole più idonei».
IL CONTAGIOConvivio Milano non si sottrae alla discussione, anzi cerca di alimentarla spiegando lo spirito del claim. Che fa discutere ma, in qualche modo abbatte il muro del silenzio di questi ultimi tempi. “Complice”, secondo gli infettivologi, del virus che in Italia continua a contagiare quattromila persone l’anno. Sorprende che il 60% delle diagnosi avviene quando la malattia è in stato avanzato per la paura, ancora diffusa, di sottoporsi al test dopo un rapporto ipoteticamente a rischio.
«L’Aids è davvero moda. Nel senso che non è qualcosa che appartiene al passato, bensì qualcosa di attuale, presente e irrisolto. L’Hiv-Aids c’è, è fra noi ed è un problema che da medici ci preoccupa moltissimo. Il messaggio che compare sotto i volti delle due signore è molto chiaro. E il fatto che abbia sollevato un dibattito significa che sta arrivando» denuncia Andrea Gori, direttore dell’Unità operativa di malattie infettive dell’ospedale San Gerardo di Monza, università Milano-Bicocca.
Allarme soprattutto per i giovani, maschi, tra i 25 e i 29 anni. E, nonostante anni (nel passato) di campagne informative si contagiano nell’84% dei casi attraverso rapporti sessuali non protetti.