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 2016  aprile 06 Mercoledì calendario

Quattro donne per l’Onu


Una decina di anni fa, un documentario dal titolo «Why is Kofi Annan not a Woman?» cercava di comprendere perché mai una donna aveva avuto l’opportunità di guidare le Nazioni Unite, o avere incarichi di grande rilievo al segretariato. Ciò nonostante la quarta conferenza mondiale sulle donne, tenuta a Pechino nel 1995, avesse fissato per il 2000 l’obiettivo di 50-50 tra uomini e donne per incarichi di responsabilità al segretariato generale. Nel 2006 Annan dichiarò: «Il mondo è pronto per un segretario generale donna», gravando di fatto il successore Ban Ki-moon, del compito – spiega il documentario – di «convincere il mondo che l’Onu non era più appannaggio esclusivo di un “boys club”». 
Quasi un decennio dopo, Ban sembra aver svolto con diligenza quel compito, almeno a vedere le candidature giunte sino ad ora per succedergli quando lascerà l’incarico il 31 dicembre. Ben inteso, diverse funzionarie hanno ricoperto ruoli direttivi di agenzie Onu, ma occupare la scrivania al 38esimo piano del Palazzo di Vetro è un’altra cosa, come sottolinea Helen Clark, ex premier neozelandese e ultima in ordine di tempo ad avanzare la candidatura alla guida delle Nazioni Unite. «L’Onu e il mondo stanno fronteggiando sfide serie, io credo di avere l’abilità di guidare questa organizzazione», ha detto lunedì definendosi «onorata» di avere «il pieno appoggio» del suo governo. «Ho deciso di candidarmi perché sono impegnata per gli ideali descritti nella Carta delle Nazioni Unite, e li ho sostenuti tutta la mia vita, sono pronta a dar voce a sette miliardi di persone», ha spiegato l’attuale capo del Programma delle Nazioni Unite per lo Sviluppo. 
Clark «la combattente», così definita dal premier di Wellington, John Key, rafforza le pressioni su quelli che vengono chiamati «power broker» dell’Onu a nominare una donna alla guida. Le candidature ufficiali (otto in tutto) vedono il capo di Unesco, la bulgara Irina Bokova, prima a candidarsi (e forse per questo i bookmaker dicono sia «bruciata»). C’è Vesna Pusic, vice primo ministro con delega per gli Esteri della Croazia, e la collega della Moldova, Natalia Gherman. Sono questi i nomi del gruppo rosa che sfiderà i colleghi uomini, tra cui l’ex Alto Commissario Onu per i rifugiati, Antonio Guterres. 
L’ipotesi Merkel
La competizione, aperta alle candidature sino a luglio, potrebbe tuttavia arricchirsi di un nome esclusivo, quello di Angela Merkel. A sollevare l’ipotesi della cancelliera tedesca sono addetti ai lavori, ma anche il «New York Times»: «La candidatura segue una logica interessante». È una donna, in primis, i suoi natali nell’ex Germania Est combinano poi le istanze di chi vuole che il successore di Ban Ki-moon provenga dal gruppo dell’Europa orientale, l’unico ancora orfano di un segretario generale. Merkel sa anche come gestire crisi complicate e conosce il presidente russo Vladimir Putin, offrendo quindi una valenza unica di mediazione tra Mosca e Washington. Una sua discesa in campo sbaraglierebbe ogni concorrente, anche se per alcuni si tratta di «Fanta-Onu». 
Non lo è comunque l’ipotesi di una donna alla guida del Palazzo, ipotesi agevolata anche dalle rinnovate procedure di nomina «aperte» figlie di quella necessità di trasparenza invocata da più parti. Un passo in avanti rispetto ai percorsi «arcaici e opachi» e alle ingerenze specie dei membri permanenti del Consiglio di sicurezza.