La Stampa, 6 aprile 2016
In Val d’Agri ci sono troppi tumori e i carabinieri vanno a caccia di cartelle cliniche
Migliaia di cartelle cliniche degli ospedali lucani sono state acquisite dai carabinieri del Noe, il Nucleo Operativo Ecologico. Vogliono verificare la diffusione di tumori in Basilicata e, in particolare, nella Val d’Agri, un’ipotesi che è presente in uno studio statistico realizzato dalla Regione in collaborazione con l’Istituto di Statistica.
L’inchiesta della Procura di Potenza sullo smaltimento dei rifiuti del Centro Oli dell’Eni a Viggiano potrebbe arricchirsi, quindi, di un altro filone ma per il momento si tratta di ipotesi e di coniugare tutto al condizionale perché, nonostante le numerose denunce avanzate in questi anni, non esiste uno studio epidemiologico ufficiale.
La prima indagine è in corso di realizzazione, si chiama Via, Valutazione di Impatto ambientale. Se ne sta occupando Giambattista Mele, medico, da anni in prima linea nel denunciare i rischi legati all’arrivo dei pozzi nella Val d’Agri. Dopo oltre sei anni di battaglie e di ostacoli superati fra mille difficoltà, i primi risultati dotati di una buona attendibilità dovrebbero essere pronti entro la fine di quest’anno e permetteranno di valutare quello che finora nessuno ancora ha mai preso in considerazione: l’impatto dei fattori inquinanti sull’ambiente circostante e sugli abitanti del territorio.
In attesa della Vis, l’indagine più recente è solo statistica, è stata realizzata dalla Regione con l’Istituto Superiore di Sanità e dalla Regione Basilicata. Si basa sullo studio di dati sanitari correnti quali mortalità e ricoveri, riguarda un’area di 20 Comuni (Val d’Agri e Valle del Sauro) e si riferisce al periodo 2003-2010. Dallo studio emerge che sia in uomini sia donne «si osservano eccessi di mortalità per tumori maligni allo stomaco, per infarto del miocardio, per la malattie del sistema respiratorio nel loro complesso, per le malattie dell’apparato digerente nel loro complesso». In particolare per gli uomini residenti nella zona emergono «ulteriori eccessi per la mortalità generale, per leucemia linfoide (acuta e cronica), per diabete mellito insulino-dipendente, per le malattie del sistema circolatorio nel loro complesso».
Conclusioni che non suscitano meraviglia nei medici della zona. Il segretario provinciale della Federazione nazionale dei medici di famiglia (Fimmg) Antonio Santangelo: «Manca una rilevazione ufficiale, ma dalla nostra attività di medici di base nel territorio abbiamo l’impressione di una maggiore incidenza di patologie come quelle tumorali in varie aree della Basilicata». Oltre alla Val D’Agri, afferma, «a fortissimo rischio sono infatti anche le zone di Rotondella, dove è presente un deposito di scorie radioattive, e la zona di Melfi dove è ubicato un inceneritore. La nostra impressione - rileva - è che i casi di tumore in queste aree, e a macchia di leopardo sul territorio regionale, siano in costante aumento e, certamente, non si può escludere che vi sia un nesso con l’inquinamento da estrazione petrolifera o altre emergenze ambientali».