Corriere della Sera, 6 aprile 2016
Riemerge la questione del debito greco. Tra Merkel e Lagarde sembra lontano l’accordo
Berlino Non è stato il più facile dei loro incontri quello di ieri tra Angela Merkel e Christine Lagarde. Dopo otto mesi di quasi sonno, la crisi del debito greco è riemersa. Si annuncia in intensificazione e le posizioni di Berlino e del Fondo monetario internazionale (Fmi), di cui Lagarde è managing director, non sono esattamente allineate. Anzi. Le due leader hanno detto di avere avuto un buon incontro: ma le differenze di approccio non sono la situazione migliore per affrontare quello che si annuncia come una possibile ripresa della «questione greca», mai risolta in via definitiva. Nella cancelleria di Berlino ieri si è tenuto il meeting annuale delle istituzioni economiche e finanziarie internazionali. Con Merkel si sono incontrati i numeri uno della World Bank, Jim Tong Kim; dell’Organizzazione mondiale del Commercio (Wto), Roberto Azevêdo; dell’Ocse, Angel Gurría; dell’Organizzazione internazionale del Lavoro (Ilo), Guy Ryder; e la signora Lagarde per l’Fmi. Hanno discusso dell’economia globale che dà segni di rallentamento, dell’inchiesta Panama Papers che è una spinta verso una maggiore trasparenza, della Cina che costituisce un elemento di incertezza per il mondo. La discussione più rilevante e di maggiore attualità e urgenza, però, è stata quella su Atene, vicenda nella quale governo tedesco e Fmi sono direttamente coinvolti.
Come sempre in fatti ellenici, le cose sono un po’ complicate. Siamo al terzo programma di salvataggio del Paese e si sta discutendo una tranche di aiuti alla Grecia che sarà sbloccata quando Atene e i creditori si accorderanno su alcune riforme da fare. Il governo ellenico ha alcune scadenze importanti in giugno e luglio: pagamenti di rate del debito per le quali necessita dei denari del bailout.
I creditori però pensano che le misure prese da Alexis Tsipras e dai suoi ministri non rispondano agli impegni presi lo scorso agosto, non siano sufficienti soprattutto perché la spesa per pensioni è ancora troppo alta e il programma di privatizzazioni da 50 miliardi sarà, per ammissione del governo, al massimo di 15 miliardi, ma forse meno. Tsipras dice che tagliare le pensioni non è più possibile.
In questo quadro, Merkel e Lagarde sostengono che Atene deve fare di più, che per funzionare il salvataggio deve essere messo su basi solide. E fino a qui tutto bene. Ma per ragioni un po’ diverse. La cancelliera tedesca e il suo governo ritengono che la Grecia vada aiutata anche perché in prima linea sulla questione dei profughi; ma che non si possano fare sconti sul programma concordato. La leader dell’Fmi ha invece il problema di non potere aiutare un Paese che non dà garanzie di ripagare il debito: gli Stati emergenti dell’Fmi sono già irritati per l’eccesso di aiuti del Fondo alla crisi europea e potrebbero opporsi. Quindi, Lagarde vuole che gli europei alleggeriscano il debito di Atene, che rendano la crisi meno acuta e più credibile la sua soluzione. Idea che a Berlino pare inaccettabile e non percorribile. Ieri, Merkel ha detto che un taglio del debito greco «non è legalmente possibile nell’Eurozona».
In questo scenario, la cosa curiosa è che l’Fmi minaccia di non partecipare al terzo salvataggio della Grecia, anche se Lagarde ha detto di essere risoluta «a continuare ad aiutare». Il governo di Atene non lo vuole perché ritiene che le condizioni che detta siano troppo dure. Ma Merkel pretende che l’Fmi partecipi al terzo bailout perché è una garanzia di neutralità contabile, e ieri lo ha ribadito.
Un compromesso tra Berlino e Fmi è forse possibile sulla base non di un taglio del debito ma di una revisione delle scadenze dei pagamenti futuri da parte di Atene. Il problema vero è ciò che succederà in Grecia, cioè il destino del programma di salvataggio concordato lo scorso agosto. Sin dall’inizio, a molti è sembrato poco solido e scarsamente credibile: ora si tratta di capire se ha le gambe per stare in piedi. All’inizio della settimana, la troika dei creditori è tornata ad Atene per continuare le trattative «riforme in cambio di aiuti economici».
Nelle prossime settimane, la discussione sarà intensa: il ritorno di una crisi assopita. L’incontro di ieri ne annuncia il risveglio il risveglio: anche se nessuno vuole che la crisi sfugga al controllo.