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 2016  aprile 06 Mercoledì calendario

Si sbrighino i giudici, ma anche i politici che devono riformare la prescrizione

Torna il tema sempreverde della prescrizione nel nuovo scontro (seppure negato) tra politica e magistratura. Per dire che lui sta con i giudici e non contro, Matteo Renzi li ha spronati a emettere «sentenze veloci», prima che arrivi il fischio del «fuori tempo massimo». Tuttora fissato ai limiti abbassati dalla riforma berlusconiana. Per questo il suo governo aveva inserito, tra le cose da fare, anche «l’accelerazione dei processi e la riforma della prescrizione». Uno slogan che l’esecutivo ha provato a mettere in pratica con un disegno di legge approvato un anno fa alla Camera, ma da allora fermo al Senato. Renzi non ne ha parlato alla Direzione del Pd né ieri, quando ha invitato i magistrati «a correre», ma il Guardasigilli Andrea Orlando ha ben presente il problema e le questioni procedurali che limitano le corse evocate dal premier. Per questo, uscendo dalla riunione del partito, ha ricordato quel testo che «prevede la possibilità di allungare i tempi della prescrizione ma allo stesso tempo privilegia una serie di meccanismi di snellimento del percorso processuale. Continuiamo ad auspicare che il Senato licenzi rapidamente questa legge». Un auspicio, che al momento resta tale. Perché come per le indagini che non arrivano a sentenze, il problema è una discussione che non sfocia in una legge. I partiti che tengono in vita il governo, democratici e Ncd sono divisi, come accade spesso in tema di giustizia; del resto avevano programmi elettorali per alcuni versi addirittura opposti. Alla Camera il partito di Alfano ha accettato di votare il blocco della prescrizione per due anni dopo la condanna di primo grado e per un anno dopo l’appello, ma il Pd ha aggiunto un ulteriore aumento dei tempi per una particolare categoria di reati (corruzione compresa); per il semplice motivo che spesso vengono scoperti, casualmente, diverso tempo dopo l’eventuale verificarsi del fatto da punire. Così le indagini cominciano in ritardo, ma il calcolo della prescrizione parte sempre dalla data di commissione dell’ipotetico reato. La somma delle due modifiche porterebbe la prescrizione per la corruzione alla soglia dei vent’anni, e per il centrodestra è troppo. Di qui lo stop su tutto. Chissà se adesso, dopo le esortazioni di Renzi a pm e giudici, l’invito a correre sarà rivolto anche a chi ha il compito di approvare la riforma.