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 2016  marzo 30 Mercoledì calendario

Testimonia l’informatico forense chiamato dalla difesa: «Massimo Bossetti non ha fatto ricerche pedopornografiche»

• Trentacinquesima udienza del processo a carico di Bossetti. Oggi ha testimoniato per la difesa l’informatico forense Giovanni Bassetti che non ha visto l’hard-disk dei due computer di casa di Massimo Bossetti ma dalla documentazione che ha analizzato, e che è negli atti del processo, sostiene che il muratore di Mapello non ha fatto nessuna ricerca illecita: «Nei due pc si rivelano semplici ricerche pornografiche, ma non pedopornografiche - ha detto il teste chiamato dalla difesa di Massimo Bossetti -. Non ci sono illeciti, nè chat o ricerche intenzionali a materiali pedo-pronografici: non c’è nessuna evidenza di ricerche che denotino un interesse particolare» nei confronti delle ragazzine. E chiarisce: «La parola “13enne” non è riconducibile all’utente: alcuni banner conservano le query e rimandano a termini non per forza cercate dall’utenza». Bassetti sottolinea: «Tutti i siti che sono stati navigati da Bossetti aderiscono a un programma contro la pedo-pornografia». Dopo Bassetti è intervenuta Sabrina Rigamonti di Mapello: il 26 novembre 2010 era in palestra, per un corso di fitness: «Non c’era nulla di strano, neanche nel parcheggio. Non c’erano furgoni». La difesa del muratore ha prodotto nei giorni scorsi una nuova lista testimoni ampiamente sfrondata rispetto a quella depositata all’inizio del processo: da 711 a 160 nomi circa, che i legali del muratore di Mapello ritengono però «irrinunciabili». Nell’elenco finale dei testimoni che la difesa vorrebbe portare in aula per cercare di smontare gli elementi a carico dell’imputato figurano diverse categorie di persone. Ci sono frequentatori del centro sportivo di Brembate Sopra, che quella sera si trovavano lì in orario compatibile alla scomparsa. Ci sono residenti di Brembate Sopra che gravitavano nell’isolato palestra - casa di Yara, che non hanno visto l’imputato né la vittima (una delle tesi alternative avanzate sin dalle prime battute del processo dalla difesa è che Yara non sia uscita dalla palestra per andare incontro al suo assassino, ma che le sia accaduto qualcosa all’interno di quelle mura). Ci sono poi le presunte piste alternative: i legali intendono citare nelle prossime udienze, ad esempio, anche una ragazza che aveva denunciato di essere stata seguita da un autocarro a Brembate Sopra nei giorni precedenti alla scomparsa di Yara e una fisioterapista che disse di essere stata importunata quello stesso 26 novembre 2010 [ecodibergamo.it, 30/3/2016]