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 2016  marzo 10 Giovedì calendario

Bossetti: «Il dna trovato sugli abiti di Yara non mi appartiene»

• Parla di nuovo in aula Bossetti: «Quel Dna non mi appartiene. È un Dna strampalato, e che per metà non corrisponde», ha aggiunto a proposito dell’assenza del Dna mitocondriale. «È dal giorno del mio arresto che mi chiedo come sono finito in questa vicenda - ha proseguito Bossetti - visto che non ho fatto niente, e voi lo sapete». Il pm Ruggeri ha ribattuto che un giudice ha ritenuto che dovesse rimanere in carcere e un altro che gli elementi a suo carico sono tali da sostenere un processo:«Evidentemente la vicenda non è strampalata come dice lei». Altro punto: le ricerche in Google con la parola «ragazzine» seguita da dettagli pornografici. Come già aveva raccontato la moglie, Bossetti ha ammesso che guardavano video hot insieme: «Per riunirci un po’ in intimità quando i figli andavano a dormire», ha spiegato. Su domanda precisa del pm, nega però di aver cercato in Rete contenuti osé riguardanti minorenni. « No, assolutamente - ha risposto -, sono sincero, non esistono ricerche di questo genere nei nostri computer, assolutamente». Capitolo intercettazioni. Il pm ha sottoposto all’imputato alcune conversazioni con la moglie nella sala colloqui del carcere. Come quella in cui Bossetti parla degli ultimi istanti di vita di Yara. Marita Comi aveva riportato il dettaglio delle scarpe slacciate. «Anche se dovessi essere stato io a rincorrerla in un campo - le aveva risposto Bossetti - diciamo che in quel periodo lì pioveva, o nevicava, ti ricordi?». E la moglie: «Quella sera lì no, però». Al che Bossetti aveva detto: «Però il campo era bagnato, la terra impalciata e tutto, se corri in un campo, è facile che le scarpe si perdano». Per l’accusa, quello era un ricordo spontaneo, segno che Bossetti in quel campo c’era stato. In aula il pm lo ha ribadito. «Me lo avevano detto gli avvocati», è stata la sua spiegazione. «Tutti lo sapevano, era sui giornali», sono intervenuti i difensori. «Se uno è colpevole - la teoria di Bossetti -, si ricorda cosa ha fatto quella sera. Ma io sono innocente e per questo non ricordo nulla». Bossetti ha anche dato spiegazioni sul collega Massimo Maggioni, contro il quale puntò il dito nell’interrogatorio dell’8 luglio (lui lo ha poi querelato). Quando fu fermato, ha spiegato di avere pensato che Yara fosse stata uccisa «per mettermi nei guai». «Avevo passato diversi giorni in carcere. Giorni devastanti, terribili, schifosi. Così ho iniziato a pensare a chi aveva lavorato con me in quel periodo. Non volevo diffamare Maggioni, ho solo espresso un sospetto. Maggioni aveva gelosia un po’ per tutti». [Di Landro e Ubbiali, Cds 11/3/2016]