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 2016  aprile 03 Domenica calendario

Il dizionario delle illustrazioni mute

Ci sono almeno 17 modi di declinare un maiale. O un mostro. O una salsiccia. O magari un paio di mutande. Sessanta illustratori tedeschi, fra i 6 e i 77 anni, si sono applicati all’insolito esercizio di stile proponendo la loro personale visione di oggetti, personaggi, animali, esistenti o mitologici, fino a creare il primo (forse) dizionario per sole immagini in assoluta libertà. Il libro delle cose reali e fantastiche, curato da Jutta Bauer e Katja Spitzer (Lapis Edizioni, pagine 120, e 18.50), è un viaggio, con qualche sorpresa, tra categorie semplici come i cappelli, gli alberi, gli occhiali da sole, i würstel, i cow boy e gli indiani, le navi, gli angeli, le caramelle o i draghi, abituali frequentatori delle fantasie infantili. La sfida tra disegnatori dimostra che non ci sono limiti alle loro matite, se anche un coniglio sale in cattedra (vedi alla voce «insegnanti»), se la mamma ha una coda da sirena e un canguro una borsetta rosa, al posto del marsupio, per trasportare il suo cucciolo. Nessun bambino, del resto, si stupirebbe troppo, osservando uno scoiattolo fumare il sigaro, seduto sul suo sacco di noci d’oro zecchino, alla voce «milionari».
Il libro è una festa delle illustrazioni, quasi 900 e rigorosamente mute, ma anche uno scorcio aperto sull’universo degli illustratori, quando si ritrovano «a un tavolino di un bar, a chiacchierare e scarabocchiare – svelano le curatrici —. Già dai primi tratti di matita ci si può rendere conto del fatto che il maiale disegnato da Axel Scheffler è elegante, mentre il maiale di Thomas Muller è quasi astratto, quello di Philip Waechter ha l’aria sportiva, quello di Franziska Biermann è di ottimo umore e quello di Doro Huber è morto stecchito. Sono tutti diversissimi l’uno dall’altro, ma sono tutti maialosi». Perfino la Morte assume l’aspetto bonario di un pupazzo di neve, e un fantasma non fa paura quando si diverte sull’autoscontro. Il libro sarà presentato il 6 aprile, alle 19, alla libreria Giannino Stoppani di Bologna.