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 2016  aprile 02 Sabato calendario

La storia dell’Einaudi in tremila copertine

Nacque il 15 novembre 1933, ebbe sede nel palazzo che aveva ospitato L’Ordine Nuovo di Gramsci. A dare vita all’Einaudi fu gruppo di amici tra i quali spiccavano Giulio Einaudi, figlio di Luigi, futuro presidente della Repubblica, e Leone Ginzburg. Si unirono altri intellettuali e scrittori: da Bobbio a Mila, a Pavese, e proseguendo con Giulio Bollati, Calvino, Ludovico Geymonat, Natalia Ginzburg, Giaime Pintor, Vittorini. Agli inizi del 1934 il primo volume: Che cosa vuole l’America di Henry Agard Wallace, tradotto da Luigi Einaudi.
Alla storia della più rilevante casa editrice italiana, fucina dell’antifascismo e della sinistra, è dedicata la mostra “I Libri Einaudi 1933-1983”, inaugurata a Milano nella Galleria del Credito Valtellinese. L’esposizione, che giunge fino al 1983, anno della crisi finanziaria, è basata sulla collezione del piemontese Claudio Pavese, studioso e bibliofilo, che possiede 3.000 volumi; ora vorrebbe che avessero una destinazione pubblica. Si possono ammirare circa 300 libri, rappresentativi del catalogo storico. Curata da Andrea Tomasetig con Cristina Quadrio Curzio e a Leo Guerra, la mostra racconta l’avventura di un marchio editoriale dove la scelta delle opere, il meglio della cultura internazionale, si accompagnava all’amore per la grafica, che poté contare su artisti come Albe Steiner, Max Huber, Bruno Munari. La creazione di una collana, dai “Coralli” ai “Gettoni”, dalla “Universale” alla “Viola” degli studi religiosi, etnologici e psicologici, non era troppo differente dal lavoro degli umanisti ed editori rinascimentali.