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 2016  aprile 03 Domenica calendario

O la Germania riduce il debito o l’Fmi esce dal salvataggio greco. Un aut aut per Angela Merkel

Fanno pressioni proprio su di lei, proprio sulla leader che sei anni fa aveva insistito per includerli nelle trattative: i vertici del Fondo Monetario stanno preparando un aut aut per Angela Merkel sul futuro della Grecia. Lo rivela il sito Wikileaks, venuto in possesso delle trascrizioni di una telefonata fra Poul Thomsen, direttore della sezione europea del Fondo, e le due incaricate del Fondo in Grecia, Delia Velkouleskou e Iva Petrova. Dalla conversazione fra i tre, appare chiaro che l’organizzazione è irritata per la lentezza delle riforme in Grecia e per i continui rimandi della riunione che dovrebbe decidere il terzo bailout del Paese. La conversazione traccia due possibili strade: che la Germania garantisca velocemente una riduzione del debito, o in alternativa che all’Fmi sia concesso di lasciare la Troika e di trasferire alla sola Europa il programma di salvataggio greco. Non solo: è venuto alla luce che fra i negoziatori le distanze rimangono lontane. Si va dalla richiesta del Fondo di tagli alla spesa fra i 7 e i 9 miliardi, a quella di Bruxelles che si limiterebbe a 5, alla proposta del governo greco, il cui primo ministro Alexis Tsipras si fermerebbe a solo due miliardi. 
Il Fondo ha rifiutato ogni commento, anche se in realtà tutto ciò non è sconosciuto, e molti particolari sono stati già espressi sullo stesso sito dell’Fmi. Ma Wikileaks ha messo a disposizione l’intera trascrizione, in cui compaiono toni che non si troverebbero sul sito ufficiale, e sfoghi che potrebbero suonare come ricatti o apparire come manovre sleali. Ad esempio, Thomsen a un certo punto suggerisce alle due economiste che tono adottare con Angela Merkel: «Signora, lei deve far fronte a questa domanda: deve decidere se non sia più costoso andare avanti senza il Fondo – e a proposito cosa direbbe il Bundestag se l’Fmi non fosse a bordo? – o farsi carico della riduzione del debito di cui noi crediamo che la Grecia abbia bisogno»? Secondo Thomsen, per la cancelliera sarebbe difficile negoziare quando «nello stesso momento» deve anche affrontare la crisi dei profughi.
VERTICE D’EMERGENZAThomsen appare preoccupato del fatto che prolungare il negoziato per il bailout possa far slittare la soluzione greca a dopo il referendum sulla Brexit, che deve decidere della possibile uscita della Gran Bretagna dall’Ue, e sembra credere che questi ritardi potrebbero essere «politicamente pericolosi per l’Unione Europea». E nonostante sia lui che le sue interlocutrici non nascondano la sfiducia verso l’obiettività di Bruxelles, tutti e tre si augurano «per il bene della Grecia», che venga trovata presto una soluzione. I greci tuttavia non si sono fatti addolcire dagli auguri di Thomsen, né dal suo desiderio che la Germania accetti una riduzione del debito. Il capo del Fondo infatti li ha offesi con il sostenere che dopotutto potrebbe essere opportuno arrivare a un «evento critico», nella convinzione che «se il governo ellenico verrà sottoposto alle giuste pressioni alla fine cederà come già successo in passato». Tsipras ha convocato una riunione del gabinetto di crisi e ha minacciato misure drastiche. Ha scritto una lettera indignata alla presidente del Fondo, Christine Lagarde, nella quale chiede chiarimenti parla di «fiducia scossa», chiedendo se l’Fmi non stia manovrando «per portare la Grecia al default».