Corriere Economia, 4 aprile 2016
L’incredibile successo della Ruota della fortuna, dove i candidati americani si sfidano
Allegria!, direbbe Mike Bongiorno, che oltre ai consigli per gli acquisti ne dispensava spesso anche di elettorali. Wheel of Fortune, nome originale de La Ruota della Fortuna, il gioco a premi più longevo della tv americana, in onda da 41 anni e uno dei più famosi al mondo, si appresta, quest’anno, a battere ogni record di ricavi derivati da spot elettorali, grazie a un’impennata nella spesa da parte di candidati e comitati di raccolta fondi ad essi collegati.
Secondo gli analisti di Cmag, divisione del gruppo Kantar Media che studia l’advertising politico, al primo marzo il programma creato da Merv Griffin e condotto dall’inossidabile Pat Sajak, aveva già fatturato 17,8 milioni di dollari, grazie a 13.600 spot pagati da candidati o Super Pac. Sette volte di più dello stesso periodo delle ultime elezioni presidenziali, quelle del 2012, quando Wheel of Fortune aveva chiuso la campagna elettorale con un giro d’affari derivato da spot politici pari a 57 milioni, già una cifra record (al secondo posto il Today Show della Nbc, con 54 milioni).
In totale, a oggi, in questa tornata elettorale, sono stati spesi nell’advertising politico oltre 370 milioni. Il 20% dei quali, circa 73 milioni, li ha spesi in spot televisivi il Super Pac Right to Rise Usa, legato a Jeb Bush (ritiratosi a febbraio).
Un’analisi demografica spiega perché Wheel of Fortune, in onda fino al 1991 su Nbc, ma già dal 1983 sulle tv locali, sia il preferito dai politici. Non solo è ancora uno dei programmi più visti, con una media di 29 milioni di spettatori a settimana nel 2015, ma anche quello con lo spettatore medio più anziano della tv: 65 anni o più. Una fascia d’età estremamente affidabile, che si reca ai seggi in forze. Nel 2012, quasi il 70% degli elettori over 65 è andato a votare, contro il 38% dei minori di 25 anni. E il 70% non manca un’elezione.
«Siamo un appuntamento fisso – gongola Harry Friedman, storico produttore esecutivo parlando con Bloomberg —. I nostri spettatori sono molto fedeli. E siamo un programma per famiglie». Così, durante le primarie gli spot politici la fanno da padrone. Nella puntata andata in onda sulla Who-Tv di Des Moines il venerdì precedente ai caucus dell’Iowa, ben 6 dei 7,08 minuti di pubblicità erano relativi ai candidati.
L’appetibilità di Wheel of Fortune permette alle tv che lo trasmettono di chiedere qualsiasi prezzo. A ottobre 2014, in Arkansas, nella corsa per il Senato tra il democratico Mark Pryor e il repubblicano Tom Cotton, la Katv di Little Rock portò a 50mila dollari il prezzo di uno spot di 30 secondi durante Wheel of Fortune, dai 1.250 dollari di luglio. Più della metà dei 95mila dollari che si spendevano in quel momento su una rete nazionale. E se nel 2012 la campagna per la rielezione di Barack Obama ha sfruttato per la prima volta i Big Data per spostare parte della spesa in advertising verso programmi meno costosi, al fine di raggiungere specifici sottogruppi di elettori (a tarda sera e sulla tv via cavo), Wheel of Fortune va ancora fortissimo, e in alcuni mercati chiave non solo tra gli anziani: in Tennessee lo guardano i giovani, nel Missouri gli operai. Così, con la maggior parte della spesa in pubblicità che si concentra nelle ultime settimane prima del voto, Cmag stima che a novembre la spesa totale per l’advertising elettorale toccherà i 4,4 miliardi di dollari.
Sai quante vocali ci si potrebbero comprare.