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 2016  aprile 04 Lunedì calendario

Djokovic, l’uomo che gioca contro la storia. Ora che non ha più avversari non gli resta che battere tutti i record

Il problema dei fuoriclasse sono i grandi rivali, il grande vantaggio di Novak Djokovic è di non averne. Meglio, di non averne più. Con Federer assediato dai virus – il primo quello dell’invecchiamento -, Nadal in recessione psicofisica e Murray alle prese con la fresca paternità, in circolazione restano solo avversari troppo acerbi o sottomarche di campioni. Esempio: Kei Nishikori, l’avversario sgranocchiato ieri (6-3 6-3) nella finale di Miami, che del Joker sembra una versione depotenziata prodotta per il mercato asiatico: 10 cm e 3 kg in meno, un tennis solido ma molto più leggero, una mente decisamente meno vorace. Due anni fa, in una giornata uggiosa per il Number One, Kei era riuscito a sorprenderlo nella semifinale degli Us Open, poi però ci ha perso sei volte di fila. Perché Novak gioca più o meno il suo stesso tennis: grande ritmo da fondo e pochissimi errori. Ma sa fare tutto meglio di lui. Anzi, meglio di tutti, considerato che in Florida, nel torneo più umidiccio, caldo e spossante del circuito, ha vinto per la 6ª volta in carriera (eguagliando Agassi), senza perdere neppure un set nonostante una settimana di passione in cui ha sofferto di tutto, dal mal di schiena alla disidratazione, rispedendo fra l’altro a casa senza troppi brividi pure le ambizioni di Dominic Thiem, il più talentuoso della new wave dei circa-ventenni pretendenti al trono. 
Una sola sconfitta
Quest’anno Nole ha perso appena una partita (su 29), quasi per caso contro Feliciano Lopez a Dubai; per il resto solo pernici, compreso il primo turno di Coppa Davis. Tanto che per fargli la tara non restano che i numeri. Con il successo a Miami Novak ha conquistato il suo 63º torneo in carriera, e il 28º Masters 1000 scavalcando così in graduatoria Rafa Nadal. Da qualche settimana è il tennista con la percentuale di vittorie più alta della storia – 82,9%, meglio di Borg, Connors e Federer – e sta per raggiungere i 100 milioni di dollari di montepremi vinti in carriera (superato Federer). Per il terzo anno di fila ha ottenuto la doppietta dei due grandi tornei americani primaverili sul cemento – altro record – passando dal caldo secco e desertico di Indian Wells alla serra ventosa di Miami, dove fra l’altro ha fatto meno anche del suo coach Boris Becker, portandosi appresso solo i preparatori fisici. Non è uno abituato a vincere facile, Nole, perché si è sudato ogni centimetro di gloria. Ma se continua a stravincere così, volergli bene diventerà difficile. Trovategli un rivale, o finiremo per non sopportarlo.