4 aprile 2016
Matteo Renzi sul caso Tempa Rossa: «Quell’emendamento è roba mia. Se vogliono interrogarmi sono qui» • I conti segreti di re, capi di Stato e calciatori • Scontri al passo del Brennero fra centri sociali e la polizia • Trump schiera la moglie in campagna elettorale • È morto Cesare Maldini • Il ragazzo che ha accoltellato il compagno della madre
Tempa Rossa Matteo Renzi si presenta da Lucia Annunziata, a In ½ h, e si assume tutta la responsabilità politica del caso «Tempa Rossa»: «Ho scelto io di fare l’emendamento e lo rivendico con forza. Le opere pubbliche sono state bloccate per anni, la scelta di sbloccarle è del mio governo. Vale per Tempa Rossa, come per Pompei, per Bagnoli come per la Salerno-Reggio Calabria». Il ministro Guidi, spiega, «ha fatto una cosa inopportuna». Ma le sue dimissioni immediate «dimostrano» la differenza con i governi precedenti. Annunziata chiede se succederebbe lo stesso in caso di responsabilità da parte del ministro Boschi. Renzi risponde che questa prassi «vale per tutti: anche per me». Ma, aggiunge, non ci sono responsabilità della Boschi: «È ministro per i Rapporti con il Parlamento ed è suo dovere valutare tutti gli emendamenti. È pagata per quello». Annunziata chiede come sia possibile che non sapesse dell’inchiesta: «Non sapevo, ne abbiamo avuti troppi di premier che mettevano il becco nelle indagini. In un Paese civile c’è la distinzione tra potere giudiziario e legislativo. Se poi mi vogliono interrogare su tutte le opere che abbiamo sbloccato, sono qua» (Al. T., Cds).
Panama Papers Il più grande scandalo finanziario della storia legato all’evasione fiscale vede coinvolti assieme ministri, re, presidenti, miliardari, calciatori. I «Panama Papers», gli 11,5 milioni di documenti venuti in possesso dell’Icij (International Consortium of Investigative Journalists, di cui fanno parte reporter del Guardian Le Monde, Süddeutsche Zeitung e per l’Italia L’Espresso ), riguardano una colossale quantità di denaro nascosto offshore. Lo studio legale panamense «Mossack Fonseca» è dal 1977 una delle migliori società al mondo a cui rivolgersi per sottrarre soldi al Fisco. Da ieri sera sappiamo chi sono i clienti eccellenti: decine di migliaia in 200 Paesi, titolari di 200 mila società con sede in 21 paradisi fiscali. Si tratta di 12 capi di Stato e di governo (sei dei quali ancora in attività), 128 responsabili politici e funzionari di primo piano, 29 miliardari presenti nella classifica Forbes dei 500 più ricchi del Pianeta, accanto ad almeno 33 persone e società finite nella lista nera del governo americano perché in affari con i cartelli messicani della droga e organizzazioni terroristiche come Hezbollah. Il presidente russo Vladimir Putin sembra avere fatto ricorso nel modo più abile e massiccio — due miliardi di dollari — ai servizi panamensi. Il suo nome non compare mai direttamente nei documenti, e questo è un aspetto che conterà non poco nella sua difesa. Ma ci sono i suoi più stretti collaboratori, il circolo degli amici coperti di denaro, in particolare il violoncellista Sergej Roldugin, azionista della Bank Rossiya di San Pietroburgo, cassaforte del clan Putin. Poi il padre dell’attuale premier britannico David Cameron (sostenitore di regole più severe contro l’evasione fiscale), la famiglia del leader cinese Xi Jinping a sua volta promotore di dure campagne anti-corruzione, i capi di Stato — tra cui il re Salman dell’Arabia Saudita, il presidente ucraino Petro Poroshenko acerrimo nemico di Putin, il premier islandese Sigmundur Gunnlaugsson, il presidente argentino Mauricio Macri, il presidente degli Emirati Arabi Uniti Khalifa bin Zayed — e le star del calcio come il campione argentino Lionel Messi e il presidente (sospeso) dell’Uefa, Michel Platini. Tra gli italiani citati nelle carte ci sono Luca Cordero di Montezemolo, l’imprenditore latitante Giuseppe Donaldo Nicosia, il pilota Jarno Trulli. Lo scandalo è venuto alla luce grazie a una fonte anonima che all’inizio del 2015 ha cominciato a trasmettere una quantità colossale di documenti a due giornalisti della Süddeutsche Zeitung interessati al ruolo della Mossack Fonseca nel caso Commerzbank, banca tedesca accusata di frode fiscale. I risultati dell’inchiesta, durata nove mesi, continueranno a essere diffusi nei prossimi giorni (Montefiori, Cds).
Brennero All’indomani della decisione dell’Austria di inviare i soldati per rafforzare, quanto sarà necessario, i controlli alla frontiera con l’Italia, manifestanti pro-rifugiati legati ai centri sociali si sono scontrati al valico del Brennero con le forze di polizia austriache. Le autorità tirolesi hanno riferito che gli attivisti hanno lanciato sassi e fumogeni. contro gli agenti. La polizia austriaca ha risposto con cariche e spray urticanti. A protestare erano gli stessi che il giorno di Pasqua, due domeniche fa, stavano a Idomeni, la località greca al confine con la Macedonia diventata tristemente famosa per essere uno dei simboli della chiusura dell’Europa ai profughi. Lì hanno portato aiuti concreti, da vestiti a cibo e medicinali, ma soprattutto hanno visto con i loro occhi gli effetti che ha sulle persone la chiusura di un confine. Così ieri gli stessi trecento attivisti, ai quali se ne sono aggiunti un altro migliaio, sono andati fino al valico del Brennero. Sono arrivati quasi in 1.500: tanti giovani appartenenti a centri sociali del Nord Italia, Brescia, Treviso, Milano, Vicenza, Trento, ma anche dal Centro e dal Sud, con delegazioni da Ancona, Napoli e Taranto. Presenti anche attivisti austriaci e tedeschi, molti dei quali legati a movimenti ambientalisti tirolesi. Una manifestazione internazionale, con slogan, cartelli e appelli trilingui, in italiano, inglese e tedesco. La tensione è esplosa quanto il corteo ha voluto entrare in territorio austriaco. Un centinaio di poliziotti ha respinto i manifestanti. Almeno una decina di persone, tra forze dell’ordine e dimostranti, è rimasta leggermente ferita (Lunelli, Sta).
Trump Donald Trump ha annunciato che da oggi la moglie «farà campagna elettorale». Il miliardario newyorchese è in vista di un passaggio difficile: domani, 5 aprile, si vota nel Wisconsin con la formula «chi vince prende tutto». I sondaggi assegnano la vittoria a Ted Cruz con un margine di circa 10 punti percentuali sul costruttore di Manhattan. I 42 delegati in palio non saranno decisivi, ma c’è attesa soprattutto nel quartier generale del Partito repubblicano di Washington. Se Trump perde significa che forse si può davvero costruire un movimento «no Trump» che impedisca al candidato capolista di raggiungere la soglia di 1.237 delegati che gli garantirebbe la nomination per la Casa Bianca. Trump ha reagito chiamando Melania, l’ex modella slovena, 45 anni, ventitré in meno dell’uomo che ha sposato nel 2005 e da cui ha avuto un figlio, Barron William. Melania farà «un lavoro» «terrific», «tremendous», gli aggettivi più usati dal miliardario: magnifico, enorme. Secondo un articolo del Washington Post, che lo staff di Trump ha subito pubblicato nel sito ufficiale del candidato, Melania «potrebbe essere un messaggero convincente, specialmente tra i cittadini indipendenti» (Sarcina, Cds).
Maldini Nella notte tra sabato e domenica è morto a 84 anni Cesare Maldini, ex giocatore rossonero ed ex allenatore della Nazionale, padre di Paolo. Nato a Trieste nel 1932, dopo aver esordito a 21 anni con la maglia della Triestina, era passato alla società rossonera e da difensore aveva giocato fino al 1966. Tre anni prima, nel 1963, quando in panchina c’era Nereo Rocco, era stato il primo italiano a sollevare la Coppa dei Campioni grazie a una vittoria contro il Benfica di Eusebio nello stadio di Wembley. Dal 1967, conclusa la carriera da calciatore, diventa allenatore: prima al Milan come vice di Nereo Rocco per tre stagioni, poi al Foggia, alla Ternana e quindi con il Parma, che Maldini porterà dalla C1 alla serie B. Dal 1980 al 1986 è l’allenatore in seconda di Enzo Bearzot. Poi passa all’Under 21, con la quale è tre volte consecutive campione europeo. Nel 1996 va alla guida della Nazionale maggiore: la lascerà due anni dopo, in seguito all’eliminazione subita dalla Francia, che diventerà campione del mondo, a Parigi nel 1998. Dopo l’esperienza mondiale da Ct, «Cesarone» diventa capo coordinatore degli osservatori del Milan, siede sulla panchina rossonera come direttore tecnico di Tassotti e Terim. E’ stato anche capace di inventarsi una nuova vita calcistica a 70 anni, diventando il commissario tecnico del Paraguay e guidandolo ai Mondiali del 2002 fino alla sfida degli ottavi di finale persa contro la Germania.
Delitti Valerio Sottero, commerciante, 54 anni. Titolare di un negozio di fiori e di piccoli animali domestici, «Tuttozoo Garden», in frazione Vaccheria di Guarene, a pochi chilometri da Alba, viveva in una villetta a due piani col padre ottantottenne, la compagna romena, e il di lei figlio Iosif Popovic, 20 anni. Costui sabato scorso, per l’ennesima volta, litigò col Sottero per questioni di soldi. Poi si calmarono e la cosa sembrava finita lì ma più tardi, mentre l’uomo dormiva, il ragazzo gli si avvicinò in punta dei piedi impugnando un coltello e gli infilò la lama tre volte nel collo, recidendogli la giugulare. Notte di sabato 2 aprile in una villetta in frazione Sotteri di Guarene, a pochi chilometri da Alba.
(a cura di Roberta Mercuri)