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 2016  aprile 02 Sabato calendario

A Corleto Perticara, il paese dell’oro nero che difende i pozzi

All’ora dell’aperitivo piazza Plebiscito si affolla di suv con la carrozzeria sporca di fango che scaricano giacche arancioni in arrivo dal cantiere. Venerdì sera, si stacca. I più si bevono l’ultima birra prima di trascorrere il week end con la famiglia lontana. Giuseppe, bancario, è uno dei pochi che restano: «Quante telecamere. Speravo che saremmo diventati famosi per un buon motivo: non osavo immaginare un premio Nobel, ma almeno un calciatore. E invece eccoci nel Totalgate». Favori, appalti e petrolio. Roba da Jr, non da Rosaria Vicino, sindaca per 15 anni e ancora oggi stimatissima nonostante gli scandali: «Che cosa ha commesso di male? Ha fatto entrare alla Total i ragazzi del paese. E allora? Che cosa deve fare un sindaco se non questo?». All’“Antico Caffé”, Angelo è un innocentista convinto. Eppure le intercettazioni parlano chiaro: per ottenere le assunzioni la sindaca minacciava la Total di non rilasciare le licenze di costruzione. «La sindaca minacciava la Total? Lei ha presente che cosa stiamo dicendo? Che il primo cittadino di un paese di 2.500 anime fa tremare una multinazionale del petrolio. Io non ci credo. E se ci riusciva, tanto di cappello».
Alla faccia dello scandalo molti corletani sono con Rosaria. E, naturalmente, con la Total: «Senza il petrolio tanti ragazzi sarebbero emigrati al Nord. Oggi avremmo il paese animato solo d’estate», considera Giovanni, 66 anni, uno che è riuscito a non spostarsi mai dal bancone della sua tabaccheria.
Gli effetti economici del petrolio li elenca Antonio Massari, 45 anni, dal maggio scorso primo cittadino dopo aver battuto alle elezioni proprio Rosaria Vicino. «Con la Total lavorano stabilmente circa 150 abitanti del paese. Ma il cantiere occupa molte più persone. Oggi sono circa 1.600. La novità della nostra amministrazione è stata quella di ottenere che la Total assumesse dopo corsi di formazione collettivi e non su segnalazione dei politici». Una manna, quella del lavoro, che rischia comunque di essere passeggera: a fine 2017, quando si concluderà il cantiere, l’occupazione per il funzionamento dell’impianto non supererà le 1.000 persone. Per questo Rosaria cercava di pilotare le assunzioni: «Tutti sanno che il treno del cantiere passa e va», spiega il bancario.
Finiti i lavori ci sarà solo più la speranza dei soldi. Sul muro del Municipio, il vecchio castello degli Sforza restaurato, c’è un cartello che potrebbe figurare sulla Town hall di una cittadina del Golfo del Messico: «Intervento finanziato con le risorse regionali derivanti dalle royalties delle estrazioni petrolifere». Le royalties, l’oro dell’oro nero. Roba da Paperoni. Quanto incassa il comune di Corleto? «Per ora nulla», rispondono all’ufficio Ragioneria spiegando che quelle cui fa riferimento il cartello sono le royalties regionali ottenute dall’Eni per i pozzi di Viggiano. Ma nel 2018 quando il centro oli della Total comincerà a funzionare si aprirà il rubinetto: i 50 mila barili di Corleto sommati a quelli Eni di Viggiano porteranno la produzione globale della Basilicata a 200 mila barili al giorno. E arriveranno i soldi. «Saranno tra uno e due milioni di euro all’anno». Cioè tra il dieci e il venti per cento del bilancio comunale. Corleto sarà ricca? Pochi ci credono ma dieci anni fa c’era chi in campagna elettorale prometteva benzina gratis per tutti. Oggi siamo in Lucania ma domani sembrerà di essere a Riad.
Sarebbe un errore dipingere questo paese come un covo di affaristi senza scrupoli che in nome del dio denaro passano sopra le ragioni dell’ambiente. Il cartello che accoglie il visitatore dal fondovalle non potrebbe essere più chiaro: «Benvenuti a Corleto Perticara, città per la pace. Comune denuclearizzato». Tutte le medaglie del politicamente corretto della sinistra sono esibite, compresa la bandiera arcobaleno. Piuttosto c’è una certa trasversalità ambientalista: il cantiere del petrolio è circondato da gigantesche pale eoliche e francamente non si saprebbe dire se facciano più a pugni con il paesaggio i tralicci dell’energia rinnovabile o i tubi che arrivano dai pozzi dell’oro nero. Venti chilometri più a valle, nel centro Eni di Viggiano, fa certamente peggio il petrolio se si deve credere allo scandalo dei gravi inquinamenti scoperti dall’inchiesta di Potenza. Ma qui, a Corleto, l’inquinamento più grave è quello del giro di favori e di appalti gestito da Rosaria Vicino e dai conoscenti del ministro Guidi. Poteva la sindaca comportarsi diversamente, ottenere i posti di lavoro in altro modo o, in fondo, hanno ragione gli innocentisti? Domanda insidiosa per il parroco, don Vincenzo Cantore: «Le rispondo con una domanda: Robin Hood era popolare? Certamente. Ma la legge è la legge. E si deve ammettere che, per quanto popolare, Robin Hood, innegabilmente sbagliava».