Corriere della Sera, 2 aprile 2016
Danilo Coppola, uno dei furbetti del quartierino, è stato condannato a nove anni
Per una delle spregiudicate operazioni societarie/finanziare che a metà del primo decennio del 2000 gli valsero nel gergo comune un posto tra «i furbetti del quartierino», l’immobiliarista Danilo Coppola è stato condannato ieri a nove anni di reclusione. I giudici, pur riducendo la pena richiesta dal pm Paolo Ielo (13 anni), lo hanno riconosciuto colpevole di bancarotta documentale e per distrazione nel crac da 300 milioni di euro che ha coinvolto una manciata di società del suo gruppo.
Assa, Gen 5, Chiaravalle, Gabbiano, Le Mole, Valadier, Montenapoleone, Phoenix Real Estate, Promar e Spica furono al centro nel biennio 2007-2009 di complicati spostamento di quote, beni e cariche societarie finalizzate ad ostacolare il recupero di crediti erariali ed evitare il fallimento. I giudici hanno disposto anche altre nove condanne e quattro assoluzioni tra cui quella della moglie di Coppola, Silvia Necci. «Il pregiudizio regna, sono sbalordito, ma fiducioso», è il commento di Coppola, interdetto in via perpetua dai pubblici uffici. L’immobiliarista ricorda anche che «già nel 2009 tutte le società sono ritornate “in bonis” grazie al pagamento di 160 milioni di euro all’erario che ha dichiarato estinto ogni debito». Coppola, assolto nel 2013 per un altro crac da 6 milioni (Micop), è alle prese col rischio fallimento della Porta Vittoria spa: entro il 7 aprile deve presentare al Tribunale di Milano un piano per evitarlo.