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 2016  aprile 01 Venerdì calendario

A colpi di Think Different ci siamo omologati

«Non voglio essere come tutti gli altri», urlavano i Kinks negli anni Sessanta. All’orecchio (della mano invisibile) del mercato non sfuggì l’opportunità del desiderio giovanile di distinguersi. Nel giro di qualche anno si sfornavano prodotti alternativi per trattenere nel sistema chi non voleva confondersi con la massa. Così, due giovani coi capelli lunghi si ritrovarono abbastanza per caso nel mezzo di una corrente destinata a portarli lontano dal lindo garage di Los Altos, in California.
Comprare un Mac negli anni Ottanta era percepito come un gesto di sfida: la folla succube e impiegatizia usava Windozz, come si scriveva nei forum italiani della Mela, un sistema che si piantava di continuo (sempre i forum) e tramava per spiare i propri utenti: avessero potuto vedere cosa stava arrivando... Irricevibili le obiezioni sensate tipo «sul Mac non girano un sacco di programmi», perché l’affermazione della propria particolarità contro l’omologazione non aveva prezzo. A ben guardare, è la stessa erotica dell’io (scandita poi da tutte le applicazioni con la «i» davanti) che ha fatto del ’68 l’utile idiota del neoliberalismo.
«Crescere – diceva Murray Bookchin – è per il capitalismo come per l’uomo respirare». Niente rimane se stesso quando la progressione dev’essere illimitata, neppure l’onnipotente Microsoft. Lentamente, a colpi di spot «Think Different», di mele mordicchiate sul dorso dei computer inquadrate a Hollywood, il piccolo hippy alternativo è diventato un mostro ciclopico, più ancora di quel Golia che si vantava di contrastare.
Parallelamente, è cresciuto il mito di Steve Jobs, San Francesco moderno che distribuisce al volgo scatolette digitali attraverso cui guardare un mondo irrimediabilmente riflesso, dove tutto è immagine e si è soli come cani. L’era digitale, l’era dell’iPhone e del sistema chiuso per cui si passa sempre per l’Apple Store. Si salvano solo per la loro efficienza i portatili e i desktop, le linee più vecchie. Il contrario, si suppone, di ciò che sognavano i ragazzi del garage. Chi si ponesse a questo punto la domanda su una possibile alternativa, dovrebbe tornare alla casella di partenza, come nel gioco dell’oca.