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 2016  aprile 01 Venerdì calendario

Sono i giorni del dente di cane

Fiorisce in questi giorni, in posti freschi e non troppo secchi, una bulbosa che «volgarmente» è detta dente di cane, l’Erythronium dens-canis. Poco conosciuto in Italia, il suo è un successo d’oltremanica, ormai ben consolidato nel tempo, da quando la stessa Gertrude Jekyll ne piantò a centinaia e centinaia sotto le vecchie querce di Munstead Wood. In quell’Inghilterra umida e piovosa che noi giardinieri mediterranei possiamo soltanto sognare, ma dalla quale non dobbiamo poi farci troppo inibire: non è affatto detto che nei nostri giardini l’Erythronium sia destinato all’insuccesso, tutt’altro, specialmente in quelli dotati di un buon impianto di irrigazione.
D’altronde la natura insegna: basterebbe una veloce passeggiata al Parco della Maddalena, nelle colline di Torino per rendersene conto. In questi giorni è lui il vero protagonista dei sottoboschi, per nulla intimorito dalle inaspettate nevi della settimana scorsa. Il suo è forse un nome poco invitante, che dipende dalla forma dei bulbi, chiari ed aguzzi, simili ad affilati canini, e le foglie sono grandi, carnose e tutte marezzate di porpora, quasi iridescenti. I fiori, però, bastano a rassicurare: piccoli, bianchi-rosati, simili a quelli del ciclamino ma con tepali un poco più allungati, crescono selvatici a migliaia...
La storia
Gli inglesi chiaramente non si sono accontentati e nel giardino della Royal Horticoltural Society, in quel di Wisley nel Surrey, hanno piantato un campo di prova con ben 19 specie e oltre 50 cultivar di Erythronium. Dal 2012 ad oggi le piante sono state osservate, provate e valutate e poi finalmente premiate con il prestigioso riconoscimento AGM. Dall’Erythronium dens-canis Lilac Wonder, di un rosa-lilla raro ed intenso, alle specie nordamericane, di dimensioni ben maggiori ed un poco più tardive. Poche, se non pochissime, sono le storie e le curiosità sugli Erythronium, a parte la leggenda di una pianta che cresceva nell’antico Ponto, chiamata Mithridatia dal botanico greco Crateva in ricordo dell’indistruttibile Re Mitridate e che altro non sarebbe se non il nostro comune dente di cane.
I consigli di coltivazione
Un alone rigorosamente giardiniero e botanico avvolge da sempre i discorsi sulla pianta e numerosissimi sono infatti i consigli di messa a dimora e coltivazione. I manuali inglesi consigliano di piantare i bulbi dell’Erythronium d’autunno, a 8-10 centimetri di profondità, in terreni ricchi e freschi, abbastanza umidi e sempre ben drenati. Bulbi che sono estremamente delicati, non avendo alcuna membrana esterna di protezione, e che pertanto tendono a seccarsi, e viceversa a marcire, con molta facilità. In genere preferiscono non venire dissotterrati ed essere lasciati tranquilli, come tantissime altre bulbose. Tutto questo agitarsi che gli olandesi propongono in ossequio al mercato globale del bulbo non è poi così auspicabile: il nevrotico «effetto valigia» che tanto ci viene suggerito va ancora verificato. Dei bulbi a suo tempo ben piantati, in terreni ricchi e ben drenati, possono vivere e moltiplicarsi molto più di quanto uno possa immaginare... Resistenti ai freddi più intensi, può essere d’aiuto d’autunno una pacciamatura, possibilmente a base di compost buono e ricco. Ideale è l’ombra leggera di un bosco deciduo, dove pioggia e neve possano penetrare d’inverno per stimolarne la crescita, e così i primi caldi primaverili, mentre d’estate le radici dei grandi alberi sapranno assorbire tutta l’acqua in eccesso.
I compagni ideali
Gli Erythronium sono perfetti compagni di ciclamini e di ellebori e sempre i manuali sconsigliano di provarli al piede delle conifere, così come nei luoghi troppo caldi ed assolati, dove la fioritura resisterebbe pochissimo. Ben sapendo che le varietà i cui fiori sono numerosi e raccolti in racemi sono di solito più duraturi di quelle a fiore singolo. Resistenti a malattie, gli Erythronium non soffrono neanche delle più comuni avversità delle altre liliacee: attenzione soltanto a chiocciole, lumache e lumaconi...